Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
Mt 16,13-19
Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi
discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".
Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o
qualcuno dei profeti".
Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".
Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".
E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue
te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e
le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla
terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà
sciolto nei cieli"
Commento al Vangelo
San Clemente di Roma, papa dal 90 al 100 circa
Lettera ai Corinzi, 5-7
Lasciando gli esempi antichi del Antico Testamento, veniamo agli atleti
vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra epoca. Per
invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne furono perseguitate e
lottarono sino alla morte. Prendiamo i buoni apostoli. Pietro per
l'ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopportò, e così col
martirio raggiunse il posto della gloria. Per invidia e discordia Paolo
mostrò il premio della pazienza. Per sette volte portando catene, esiliato,
lapidato, fattosi araldo nell'oriente e nell'occidente, ebbe la nobile fama
della fede. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, giunto al
confine dell'occidente e resa testimonianza davanti alle autorità, lasciò
il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il più grande modello di
pazienza. A questi uomini che vissero santamente si aggiunse una grande
schiera di eletti, i quali, soffrendo per invidia molti oltraggi e torture,
furono di bellissimo esempio a noi. Carissimi, scriviamo tutte queste cose
non solo per avvertire voi, ma anche per ricordarle a noi. Siamo sulla
stessa arena e uno stesso combattimento ci attende. Lasciamo i vani ed
inutili pensieri e seguiamo la norma gloriosa e veneranda della nostra
tradizione. Vediamo ciò che è bello, ciò che è piacevole e gradito davanti
a chi ci ha creato. Guardiamo il sangue di Gesù Cristo e consideriamo
quanto sia prezioso al Padre suo. Effuso per la nostra salvezza portò al
mondo la grazia del pentimento.
Dai nostri frutti ci riconosceranno
Mt 7,15-20
Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma
dentro son lupi rapaci.
Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o
fichi dai rovi?
Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce
frutti cattivi;
un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo
produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel
fuoco.
Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.
Commento al Vangelo
Sant'Ignazio d'Antiochia (? - circa 110), vescovo et martire
Lettera agli Efesini, 13-15
Impegnatevi a riunirvi più di frequente nell'azione di grazie e di gloria
verso Dio. Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e
il suo flagello si dissolve nella concordia della fede. Niente è più bello
della pace nella quale si frustra ogni guerra di potenze celesti e
terrestri. Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede
e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il
principio è la fede, il fine la carità. L'una e l'altra insieme riunite
sono Dio, e tutto il resto segue la grande bontà. Nessuno che professi la
fede pecca, nessuno che abbia la carità odia. "L'albero si conosce dal suo
frutto". Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno
riconosciuti da quello che operano. Ora l'opera non è di professione di
fede, ma che ognuno si trovi nella forza della fede sino all'ultimo.È
meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi
parla opera. Uno solo è il maestro e "ha detto e ha fatto" (Sal 32,9) e ciò
che tacendo ha fatto è degno del Padre.
Chi possiede veramente la parola di
Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere
le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla
sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo
considerando che abita in noi templi suoi ed egli il Dio che è in noi, come
è e apparirà al nostro volto amandolo giustamente.
Voi dunque pregate così: 'Padre nostro...'
Mt 6,7-15
Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire
ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete
bisogno ancor prima che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro
celeste perdonerà anche a voi;
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le
vostre colpe.
Commento al Vangelo
Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]
Der Gott Jesu Christi (Il Dio di Gesù Cristo)
Senza Gesù, non sappiamo ciò che è veramente un "Padre". Nella sua
preghiera questo è divenuto chiaro, e questa preghiera gli appartiene
intrinsecamente. Un Gesù che non sarebbe perpetuamente immerso nel Padre, o
che non sarebbe in una permanente comunicazione intima con lui, sarebbe un
essere totalmente differente dal Gesù della Bibbia e dal vero Gesù della
storia. La sua vita parte dal nucleo della preghiera; a partire da essa
egli ha compreso Dio, il mondo e gli uomini... Sorge allora una nuova
domanda: è, questa comunicazione... anche essenziale al Padre che Gesù
invoca, in modo che anche lui sarebbe differente se non fosse invocato
sotto questo nome? Oppure questa preghiera lo sfiora senza penetrare in
lui? E questa é la risposta: appartiene al Padre di dire "Figlio", come
appartiene a Gesù di dire "Padre". Senza questa invocazione neanche il
Padre sarebbe veramente ciò che è. Gesù non è in contatto con lui solamente
dall'esterno, ma fa proprio parte dell'essere divino di Dio, in quanto
Figlio. Anche prima che il mondo fosse creato, Dio è già l'Amore del Padre
e del Figlio. Ed egli può diventare nostro Padre e la misura di ogni
paternità, perché è lui, in sé stesso, Padre fin dall'eternità. Nella
preghiera di Gesù dunque, l'interiorità stessa di Dio diviene visibile;
vediamo come è Dio. La fede nel Dio Trino non è altro che la spiegazione di
ciò che succede nella preghiera di Gesù. In questa preghiera, la Trinità
appare in piena luce... Essere cristiano significa allora partecipare alla
preghiera di Gesù, entrare nel suo modello di vita, cioè nel suo modello di
preghiera. Essere cristiano significa dire con lui "Padre" e diventare così
figli, figli di Dio - Dio - nell'intimità dello Spirito che ci fa essere
ciò che siamo, e in questo modo, ci aggrega all'unità di Dio. Essere
cristiano significa guardare il mondo a partire da questo nucleo, e allora
diventare liberi, pieni si speranza, decisi e fiduciosi.
Il Padre tuo vede nel segreto
Mt 5,38-42
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per
essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre
vostro che è nei cieli.
Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come
fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli
uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la
tua destra,
perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando
ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli
uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega
il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si
sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi
dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,
perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Commento al Vangelo
Santa Edith Stein (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
La Preghiera della Chiesa
Non si tratta di concepire la preghiera interiore, libera da ogni forma
tradizionale, come una pietà semplicemente soggettiva, da opporre alla
liturgia che sarebbe la preghiera oggettiva della Chiesa. Ogni preghiera
vera è preghiera della Chiesa; attraverso ogni preghiera vera, succede
qualcosa nella Chiesa, ed è la Chiesa stessa che prega, quando, in ogni
anima singola, lo Spîrito che vive in essa "intercede per noi con gemiti
inesprimibili" (Rm 8,26).
Questa è appunto la preghiera vera, perché
"nessuno può dire 'Gesù è Signore' se non sotto l'azione dello Spirito
Santo" (1 Cor 12,3).
Quale sarebbe la preghiera della Chiesa se non
l'offerta di coloro che, infiammati da un grandissimo amore, si offrono a
Dio che è amore?Il dono di sè a Dio, per amore e senza limiti, e il dono
divino in risposta, cioè l'unione piena e costante, è la più alta
elevazione del cuore che ci sia accessibile, il più alto grado della
preghiera. Le anime che sono giunte a questo punto sono, in verità, il
cuore della Chiesa; in esse vive l'amore di Gesù sommo sacerdote. Nascoste
in Dio con Cristo (Col 3,3), non possono far altro che irradiare in altri
cuori l'amore divino di cui sono ricolme e contribuire così all'adempimento
dell'unità perfetta di tutti in Dio, questa unità che era e rimane il
grande desiderio di Gesù.
Non opporsi al malvagio
Mt 5,38-42
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente;
ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la
guanciadestra, tu porgigli anche l'altra;
e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia
anche il mantello.
E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.
Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le
spalle.
Commento al Vangelo
San Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Scritti spirituali
Ci sono degli uomini che augurano ai loro nemici e ai nemici della Chiesa
le pene e i tormenti del fuoco eterno. Non conoscono l'amore di Dio quando
pensano così. Chi ha in sé l'amore e l'umiltà di Cristo piange e prega per
tutti. Signore, così come hai pregato per i tuoi nemici, insegnaci per il
tuo Santo Spirito, ad amarli e a pregare per loro con lacrime. Tuttavia
questo è molto difficile per noi, peccatori, se la tua grazia non è con noi!.
Se la grazia dello Spirito Santo abita il cuore di un uomo, anche se in
una misura infima, quest'uomo piange per tutti gli uomini. Ha pietà più
ancora di quelli che non conoscono Dio o che resistono a lui. Prega per
loro giorno e notte affinché si convertano e riconoscano Dio. Il Cristo
pregava per quelli che lo crocifiggevano : " Padre, perdonali, perché non
sanno quello che fanno " (Lc 23, 34).
Anche Stefano pregava per i suoi
persecutori affinché Dio non imputasse loro questo peccato (At 7, 60).
Bisogna pregare per i nostri nemici se vogliamo conservare la grazia,
perché chi non ha compassione del peccatore, non ha in sé la grazia del
Santo Spirito. Lode e grazia a Dio e alla sua grande misericordia, perché
egli ha concesso, a noi uomini, la grazia dello Spirito Santo.
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta
Lc 15,3-7
Allora egli disse loro questa parabola:
"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove
nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,
va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché
ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che
per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione."
Commento al Vangelo
Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa
Giornale dell'anima, 1901-1903 (trad. Cerf, 1964, p. 242)
Io sento che il mio Gesù si fa sempre più vicino. Egli ha permesso in
questi giorni che io cadessi in mare, e non annegassi proprio tenuto conto
della mia miseria e della mia superbia, per farmi capire quanto io abbia
bisogno di lui. Al momento in cui rischio di venire sommerso, Gesù,
camminando sulle acque, mi viene incontro sorridendo per salvarmi.
Vorrei dirgli con Pietro: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" (Lc
5,8), ma sono prevenuto dalla tenerezza del suo cuore e dalla mitezza delle
sue parole: "Non temere" (Lc 5,10). Oh! Non temo nulla accanto a te! Riposo
contro di te; come la pecora smarrita, sento battere il tuo cuore; Gesù,
sono tuo una volta di più e per sempre.
Con te, io sono veramente grande;
senza di te sono soltanto una canna debole, ma appoggiato su di te sono una
colonna. Non devo mai dimenticare la mia miseria, non però allo scopo di
tremare sempre, bensì affinché, malgrado la mia umiltà e la mia confusione,
io mi avvicini al tuo cuore con una fiducia sempre più grande, poiché la
mia miseria è il trono della tua misericordia e del tuo amore.
Di chi è questa immagine?
Mc 12,13-17
Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel
discorso.
E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti
curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo
verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo
dobbiamo dare o no?".
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi
un denaro perché io lo veda".
Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e
l'iscrizione?".
Gli risposero: "Di Cesare".
Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di
Dio". E rimasero ammirati di lui.
Commento al Vangelo
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Poesie, n° 8 " Alma, buscarte has en mí "
Anima, cercati in me,
E, cercami in te.
L'amore è arrivato a tanto,
a riprodurti in me, o Anima
Che nemmeno il più grande pittore potrebbe,
con tanto talento,
disegnare una tale immagine.
Per amore fosti creata,
Bella, bellissima, e per questo
Dipinta nelle mie viscere,
Se ti perdessi, amata mia,
Dovresti cercarti in me.
So che troverai
Nel fondo del mio cuore il tuo ritratto,
dipinto in modo tanto rassomigliante
che, vedendoti, ti rallegrerai
Di vederti, così splendidamente dipinta.
Se per caso, non sapessi
In quale luogo trovarmi,
Non andare di qua e di là,
Ma, se vuoi trovarmi, cercami in te.
Poiché sei il mio focolare,
Sei la mia casa, la mia dimora,
Chiamo, in ogni momento,
Se trovo chiusa
La porta del tuo pensiero.
Fuori di te, non cercarmi
Poiché per trovarmi,
Basta che tu mi chiami;
E a te andrò senz'indugio,
cercami in te.
Diventare una vite che porta frutto
Mc 12,1-12
Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose
attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in
affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.
A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.
Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.
Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa
e lo coprirono di insulti.
Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli
ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo:
Avranno rispetto per mio figlio!
Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e
l'eredità sarà nostra.
E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei
vignaioli e darà la vigna ad altri.
Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno
scartata è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"?
Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito
infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se
ne andarono.
Commento al Vangelo
Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Omelie, 7
I ceppi di vite, li si lega, li si impala, si piegano i tralci dall'alto in
basso, li si attacca a pali solidi per sostenerli. In questo possiamo
vedere la vita mite e santa e la passione del Nostro Signore Gesù Cristo,
la quale deve essere in tutto il sostegno dell'uomo che cerca il bene.
L'uomo deve essere piegato, ciò che in lui è alto deve essere abbassato, ed
egli deve immergersi, con tutta la sua anima, in una vera e umile
sottomissione. Tutte le nostre facoltà, interiori o esteriori, quelle della
sensibilità e dell'avidità, come pure le nostre facoltà razionali, devono
essere legate, ognuna al suo posto, in una vera sottomissione alla volontà
di Dio. Poi si rivolta la terra attorno ai ceppi e si sarchiano le erbacce.
Così anche l'uomo deve sarchiare se stesso, profondamente attento a ciò che
ci potrebbe essere ancora da sradicare nel fondo del suo essere, perché il
divino sole possa avvicinarsi più direttamente e brillarvi. Se lascerai
allora la forza dall'alto fare in questo modo la sua opera, il sole
aspirerà l'umidità del suolo nella forza vitale nascosta nel legno, e i
grappoli cresceranno magnifici. Poi il sole, con il suo calore agisce sui
grappoli e fa sbocciare i fiori. E questi fiori hanno un profumo nobile e
benevolo... Allora il frutto diviene indicibilmente dolce. Questo sia dato
a noi tutti.
Riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone.
Gv 16,12-15
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta
intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi
annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà
del mio e ve l'annunzierà.
Commento al Vangelo
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Relazioni, n° 33
La verità sulla Santissima Trinità mi era stata esposta da alcuni teologi,
ma non l'avevo compresa quanto ora, dopo che il Signore mi ha mostrato
queste cose... Quello che mi era stato rappresentato, sono tre Persone
distinte, che possiamo considerare e intrattenere separatamente. Poi mi
sono detta che solo il Figlio si è incarnato, il che mostra chiaramente la
realtà di questa distinzione. Queste persone si conoscono, si amano e
comunicano l'una con l'altra. Eppure se ogni Persona è distinta, come
possiamo dire che tutte e tre hanno una sola essenza? Di fatto, questa è
la nostra fede; questa è una verità assoluta, per la quale potrei soffrire
mille volte la morte. Queste tre Persone hanno un solo volere, un solo
potere, una sola sovranità, in modo che nessuna di esse può qualcosa senza
le altre, e uno è il Creatore di quanto è stato creato. Il Figlio potrebbe
forse creare una formica senza il Padre? No, perché hanno un solo potere. È
lo stesso per lo Spirito Santo. Così, c'è un solo Dio onnipotente, e le tre
Persone formano una sola Maestà. Qualcuno potrebbe forse amare il Padre
senza amare il Figlio e lo Spirito Santo? No, chi si rende gradito a una
delle tre Persone, si rende gradito a tutte e tre, e chi offende una di
esse, offende le due altre. Il Padre può forse esistere senza il Figlio e
senza lo Spirito Santo? No, poiché hanno una sola essenza, e lì dove si
trova una delle Persone, si trovano anche le due altre, poiché non si
possono separare. Come mai allora vediamo tre Persone distinte? Come mai il
Figlio si è incarnato, e non il Padre o lo Spirito Santo? Questo non l'ho
afferrato; i teologi lo sanno. So però che le tre Persone hanno concorso a
questa opera meravigliosa. Del resto, non mi fermo a lungo su delle
questioni di questo genere; il mio spirito si attacca subito a questa
verità, che cioè Dio è onnipotente, che avendo voluto questo, ha anche
potuto farlo, e che allo stesso modo potrà quanto vorrà. Quanto meno
capisco queste cose, tanto più le credo, e tanto più esse mi danno
devozione. Dio sia benedetto! Amen.
Abbiate fede in Dio
Mc 11,11-26
Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno,
essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.
E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per
vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro
che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.
E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli
l'udirono.
Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare
quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei
cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe
e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà
chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto
una spelonca di ladri!".
L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo
morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato
del suo insegnamento.
Quando venne la sera uscirono dalla città.
La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai
maledetto si è seccato".
Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!
In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare,
senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli
sarà accordato.
Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate
fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.
Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate,
perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri
peccati".
Commento al Vangelo
San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi, n° 5
Sta scritto: "È difficile trovare un uomo fedele!" (Pr 20,6).
Non dico che
tu debba rivelare la tua coscienza a me, ma che mostri la sincerità della
tua fede a Dio che scruta le reni e i cuori, e conosce i pensieri degli
uomini (Sal 7,10;93,11).
Gran cosa essere fedeli: rende l'uomo più ricco
degli arciricchi. Il fedele infatti possiede tutti i beni del mondo, in
quanto li disprezza e li calpesta; al contrario, i ricchi di beni
materiali, benché ne abbiano a dovizia, finiscono col mancare di quelli
dell'anima. Più ne ammassano, infatti, e più si consumano per la brama di
quanto loro manca. Il fedele insomma è un uomo straordinario: ricco nella
sua povertà perché sa che bisogna avere solo di che coprirsi e di che
nutrirsi; quindi se n'accontenta, e disprezza le ricchezze. Osservare la
fede è un prestigioso distintivo non soltanto per noi cristiani che di
Cristo portiamo il nome, ma lo è pure per chiunque nel mondo e anche presso
gli estranei alla Chiesa osserva in modo assoluto la fede data. Vincolo di
fede chiamiamo il patto che unisce nelle nozze persone estranee l'una
all'altra; sulla fede si fonda anche l'agricoltore fiducioso di raccogliere
i frutti, perché nessuno senza fiducia s'assoggetterebbe a fatiche. Per
fede gli uomini solcano il mare affidandosi con fiducia a un piccolo legno.
Sulla fede insomma si fonda la maggior parte degli umani negozi. La
lettura di oggi vi ha però chiamato alla vera fede, e vi ha indicato la via
che dovete anche voi seguire per piacere a Dio. Per Daniele, come leggiamo,
la fede chiuse la bocca ai leoni (Dn 6,23).
"Tenete sempre in mano lo scudo
della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del
maligno" (Ef 6,16)...
la fede dà all'uomo tanta forza da farlo camminare
sulle onde restando a galla (Mt 14,29).
La fede è tanto potente che non
salva soltanto chi crede, ma anche altri per merito dei credenti. Per il
paralitico di Cafarnao ebbero fede quelli che lo portarono e calarono per
il tetto (Mt 9,2).
La fede delle sorelle di Lazzaro ebbe tanto potere, che
richiamò il morto dalle porte degli inferi (Gv 11)...
Questa fede quindi,
che viene data come carisma dello Spirito e non solo come dottrina, infonde
un'energia superiore alle possibilità umane, per cui chi la possiede può
dire a questo monte: "Spostati da qui a lì", ed esso si trasferisce.
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Lc 1,39-56
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in
fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel
grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto
del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha
esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che
lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per
sempre".
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Commento al Vangelo
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Discorsi su san Lucca, 7; PG 13, 1817s
"Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che
debbo cha la Madre del mio Signore venga a me?" Queste parole: "A che
debbo?" non sono un segno di ignoranza, come se Elisabetta, piena dello
Spirito Santo non sapesse che la Madre del Signore fosse venuta per volontà
di Dio. Il senso delle sue parole è questo: "Cosa ho fatto di bene? In cosa
le mie opere hanno tanto valore da far sì che la Madre del Signore venga
a trovarmi? Sono forse una santa? Per quale perfezione, per quale fedeltà
interiore ho meritato questo favore, una visita della Madre del Signore?"
"Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino
ha esultato di gioia nel mio grembo". Aveva sentito che il Signore era
venuto per santificare il suo servo anche prima la sua nascita. Che io
possa essere considerato pazzo da coloro che non hanno la fede, per aver
creduto tali misteri!... Perché, ciò che è ritenuto follia da questa gente
è per me occasione di salvezza. Infatti se la nascita del Salvatore non
fosse stata celeste e beata, se essa non avesse avuto nulla di divino e di
superiore alla natura umana, la sua dottrina non avrebbe mai raggiunto
tutta la terra. Se nel seno di Maria, non vi fosse stato altro che un uomo,
e non il Figlio di Dio, come sarebbe potuto succedere che, in quell'epoca
e ancora oggi, ogni sorta di malattia, non solo del corpo, ma anche
dell'anima avesse potuto essere guarita?... Se raccogliamo quanto è stato
riferito di Gesù, possiamo constatare che quanto è stato scritto a suo
riguardo viene considerato divino e degno di ammirazione. Infatti la sua
nascita, la sua educazione, la sua potenza, la sua Passione, la sua
risurrezione, non sono soltanto dei fatti che sono successi in quell'
epoca: operano in noi, ancora oggi.
Cosa devo fare per avere la vita eterna?
Mc 10,17-27
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che
cosa devo fare per avere la vita eterna?".
Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non
rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la
madre".
Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin
dalla mia giovinezza".
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và,
vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi
vieni e seguimi".
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva
molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto
difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese:
"Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio".
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può
salvare?".
Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso
Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
Commento al Vangelo
San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelia 63 su San Matteo; PG 58, 603s
Questo giovane non aveva dimostrato una premura mediocre; egli era come un
innamorato. Mentre gli altri si avvicinavano a Gesù per metterlo alla prova
o per parlargli delle loro malattie, di quelle dei parenti o di altri
ancora, lui invece si avvicina per intrattenersi con lui sulla vita
eterna. Il terreno era fertile, ma era pieno di rovi pronti a soffocare il
seme (Mt 13,7).
Considera quanto egli sia ben disposto ad obbedire ai
comandamenti: "Cosa devo fare per avere la vita eterna?"... Nessun fariseo
aveva mai manifestato tali sentimenti; erano piuttosto furiosi di essere
stati ridotti al silenzio. Il nostro giovane, invece, ripartì con gli occhi
abbassati dalla tristezza, segno non trascurabile del fatto che non era
venuto con cattive disposizioni. Era soltanto troppo debole; aveva il
desiderio della vita, ma una passione difficilissima da superare lo
tratteneva... "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi,
dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi... Udito
questo, il giovane se ne andò triste" (Mt 19,21).
L'evangelista mostra
quale è il motivo di tale tristezza: è cioè il fatto che aveva "molte
ricchezze". Coloro che hanno poco e coloro che sono immersi nell'abbondanza
non possedono i beni allo stesso modo. In costoro l'avarizia può essere una
passione violenta, tirannica. Ogni nuova acquisizione accende in loro una
fiamma più viva, e coloro che ne sono affetti sono più poveri di prima.
Hanno più desideri eppure sentono più fortemente la loro sedicente
indigenza. Comunque considera quanto qui la passione abbia mostrato la sua
forza... "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel
regno di Dio!" Non perché Cristo condannasse le ricchezze, ma piuttosto
coloro che da esse sono posseduti.
Pasci le mie pecorelle
Gv 21,15-19
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi
vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che
ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli".
Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose:
"Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie
pecorelle".
Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro
rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli
disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene".
Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle.
In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da
solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e
un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi".
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E detto questo aggiunse: "Seguimi".
Commento al Vangelo
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di San Giovanni, 123, 5 (Nuova biblioteca agostiniana)
Il Signore domanda a Pietro se gli vuole bene - ciò che già sapeva; gli
domanda, non una sola volta, ma una seconda e una terza; e altrettante
volte niente altro gli affida che il compito di pascere le sue pecore. Così
alla sua triplice negazione corrisponde la triplice confessione d'amore, in
modo che la sua lingua non abbia a servire all'amore meno di quanto ha
servito al timore, e in modo che la testimonianza della sua voce non sia
meno esplicita di fronte alla vita, di quanto lo fu di fronte alla minaccia
della morte. Sia dunque impegno di amore pascere il gregge del Signore,
come fu indice di timore negare il pastore.
Coloro che pascono le pecore di Cristo con l'intenzione di volerle legare a
sé, non a Cristo, dimostrano di amare se stessi, non Cristo, spinti come
sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dalla carità
che ispira l'obbedienza, il desiderio di aiutare e di piacere a Dio. Contro
costoro, ai quali l'Apostolo rimprovera, gemendo, di cercare i propri
interessi e non quelli di Gesù Cristo (cf. Fil 2, 21), si leva forte e
insistente la voce di Cristo. Che altro è dire: "Mi ami tu? Pasci le mie
pecore", se non dire: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci
le mie pecore, come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la
tua; il mio dominio, non il tuo; il mio guadagno e non il tuo. Non siamo
dunque amanti di noi stessi, ma amiamo il Signore. Nel pascere le sue
pecore, cerchiamo il guadagno del Signore senza preoccuparci del nostro.
Perché abbiate pace in me
Gv 16,29-33
Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più
uso di similitudini.
Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per
questo crediamo che sei uscito da Dio".
Rispose loro Gesù: "Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per
conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è
con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione
nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".
Commento al Vangelo
Liturgia caldea
Inno dell'ufficio del secondo giorno di "Ba'oussa", di Sant'Efrem
Signore, eterna è la tua misericordia. O Cristo, che sei pura misericordia,
donaci la tua grazia; stendi la mano e vieni in aiuto a quanti sono
tentati, tu che sei buono. Abbi pietà di tutti i tuoi figli e vieni in loro
soccorso; dacci, Signore misericordioso, di ripararci all'ombra della tua
protezione e di essere liberati dal male e dai seguaci del Maligno. La mia
vita si è avvizzita come una ragnatela. Nel tempo dello sconforto e del
turbamento, siamo divenuti come dei profughi, e i nostri anni si sono
avvizziti sotto la miseria e le sventure. Signore, tu che placasti il mare
con una sola parola, placa anche nella tua misericordia i turbamenti del
mondo, sorreggi l'universo che vacilla sotto il peso delle sue
colpe. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Signore, la tua
mano misericordiosa riposi sopra i credenti e confermi la tua promessa agli
apostoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt
28,20).
Sii il nostro soccorso come sei stato il loro soccorso e, con la
tua grazia, salvaci da ogni male; donaci la sicurezza e la pace, affinché
ti rendiamo grazie e adoriamo il tuo santo Nome in ogni tempo.
Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia
Gv 16,20-23
In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il
mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si
cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma
quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per
la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il
vostro cuore si rallegrerà e
nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi
domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche
cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
Commento al Vangelo
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorso sul Cantico dei cantici, n° 37
"Nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare". Forse
piangerà per sempre? Certo che no: "Nel tornare, viene con giubilo portando
i suoi covoni" (Sal 125,8).
È a ragione si rallegrerà, poiché porterà i
covoni della gloria. Ma, direte, questo succederà soltanto nell'ultimo
giorno, nel tempo della risurrezione, e l'attesa è lunghissima. Non
perdetevi d'animo, non cedete come bambini. Nell'attesa, riceverete dalla
"caparra dello Spirito" (2 Cor 1,21) il necessario per mietere con
giubilo. Seminate nella giustizia, dice il Signore, e raccogliete la
speranza della vita.
Non siete più rinviati all'ultimo giorno, quando tutto
vi sarà dato realmente e non più nella speranza. Ma si parla del presente.
Certo, grande sarà la nostra gioia, infinito il nostro giubilo, quando
comincerà la vera vita. Ma la speranza di una così grande gioia non può
essere senza gioia fin d'ora.
Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete
Gv 16,16-20
"Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".
Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci
dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e
questo: Perché vado al Padre?".
Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo 'un poco' di cui parla? Non
comprendiamo quello che vuol dire".
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi
perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi
vedrete?
In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il
mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si
cambierà in gioia.
Commento al Vangelo
San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa
Hexaemeron, 6
Se qualche volta, nella quiete di una notte serena, fissando gli occhi
sulla bellezza inesprimibile degli astri, hai pensato all'autore
dell'universo, chiedendoti chi ha seminato tali fiori sul firmamento,
allora sei pronto a seguire questa assemblea e ad ascoltare il commento del
racconto ispirato. Vieni pure: come si tengano per mano e si conducono
nelle città quelli che non le conoscono, così sarò la vostra guida per
farvi scoprire le meraviglie misteriose dell'universo. In questa città,
nostra antica patria dalla quale siamo stati cacciati dal demonio che ha
ridotto in schiavitù l'uomo per mezzo della seduzione, vedrai la creazione
dell'uomo e la morte che si è impadronita di noi, questa morte nata dal
peccato, creatura del demonio, maestro del male. Dio, mediante l'esperienza
del presente, ci conferma nell'attesa dell'avvenire: se infatti i beni
materiali sono così importanti, cosa saranno i beni eterni? Se gli esseri
visibili sono così belli, quale sarà la bellezza degli esseri invisibili?
Se la grandezza del cielo oltrepassa la misura dell'intelligenza umana,
quale intelligenza potrà scoprire la natura di ciò che è eterno? Se questo
sole caduco è così bello, così grande, così veloce nei suoi moti, così
regolare nel suo ciclo, di una grandezza così proporzionata al resto
dell'universo, se nessuno può saziarsi di godersene, quale bellezza sarà
quella di Cristo chiamato nella Scrittura "Sole di giustizia" (Mal 3,20).
E se è un grande danno per il cieco essere privo del sole, che danno sarà
per il peccatore essere privo della luce vera ed eterna.
Egli vi guiderà alla verità tutta intera
Gv 16,12-15
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta
intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi
annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà
del mio e ve l'annunzierà.
Commento al Vangelo
Sant'Antonio di Padova (circa 1195 - 1231), francescano, dottore della Chiesa
Discorsi
Lo Spirito Santo, il Paraclito, il Difensore, è colui che il Padre e il
Figlio mandano nell'anima dei giusti come un soffio. Per mezzo di lui siamo
santificati e meritiamo di essere santi. Il soffio umano è la vita dei
corpi; il soffio divino è la vita degli spiriti. Il soffio umano ci rende
sensibili; il soffio divino ci rende santi. Questo Spirito è Santo, perché
senza di lui nessuno spirito, sia angelico che umano, può essere santo. "Il
Padre, dice Gesù, ve lo manderà nel mio nome" (Gv 14,26), cioè nella mia
gloria, per manifestare la mia gloria; o ancora, perché egli ha lo stesso
nome del Figlio: egli è Dio. "Egli mi glorificherà" perché vi renderà
spirituali, e vi farà capire come il Figlio è uguale al Padre, e non è
soltanto un uomo come appare ai nostri sensi, o perché vi toglierà il
vostro timore e vi farà annunciare la mia gloria al mondo intero. Infatti
la mia gloria, è la salvezza degli uomini. "Egli v'insegnerà ogni cosa".
"Voi figli di Sion, dice il profeta Gioele, rallegratevi, gioite nel
Signore vostro Dio, perché vi ha dato colui che insegna la giustizia"(2,23
Volg), che vi insegnerà quanto riguarda la salvezza.
Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò
Gv 16,5-11
Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?
Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve
lo manderò.
E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.
Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;
quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
Commento al Vangelo
Sant'Antonio di Padova (circa 1195 - 1231), francescano, dottore della Chiesa
Discorsi
Lo Spirito Santo è il frumento che ci conforta sul cammino verso la patria,
è il vino che ci rallegra nella tribolazione, l'olio che rende dolce
l'amarezza della vita. Occorreva questo triplice soccorso agli apostoli che
dovevano andare a predicare nel mondo intero. Per questo Gesù manda loro lo
Spirito Santo. Ne sono stati colmi - colmi perché gli spiriti immondi non
abbiano accesso in loro: quando un vaso è colmo, non vi si può mettere
nulla di più. Lo Spirito santo "v'insegnerà" (Gv 16,13), perché sappiate;
vi suggerirà, perché vogliate. Egli dà il sapere e il volere; aggiungiamo
noi il nostro "potere", nella misura delle nostre forze, e saremo i templi
dello Spirito Santo (1 Cor 6,19).
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi
Gv 15,9-11
Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Commento al Vangelo
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Something Beautiful for God
La gioia è preghiera. La gioia è forza. La gioia è amore. È come una rete
di amore che prende le anime. "Dio ama chi dona con gioia" (2 Cor 9,7).
Chi dona con gioia dona di più. Non c'è modo migliore per manifestare la nostra
gratitudine verso Dio e verso gli uomini di questo: accettare tutto con
gioia. Un cuore ardente d'amore è sempre un cuore gioioso. Non lasciate mai
la tristezza invadervi al punto di farvi dimenticare la gioia di Cristo
risorto.
Proviamo tutti l'ardente desiderio del cielo dove sta Dio. Ora è in potere
di noi tutti essere fin d'ora in cielo con lui, essere felici con lui in
questo stesso istante. Ma questa felicità immediata con lui vuole dire:
amare come egli ama, aiutare come egli aiuta, dare come egli dà, servire
come egli serve, soccorrere come egli soccorre, rimanere con lui a tutte le
ore del giorno, e toccare il suo essere dietro il volto dell'afflizione
umana.
Senza di me non potete far nulla
Gv 15,1-8
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."
Commento al Vangelo
San Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Sofronio, Staret Silvano
Gli apostoli videro il Signore nella gloria quando fu trasfigurato sul
Monte Tabor; ma poi, nell'ora della sua passione, con timore, fuggirono.
Tale è la fragilità dell'uomo. In verità, proveniamo proprio da quella
stessa terra, anzi, da quella terra peccatrice. Perciò il Signore ha
detto: "Senza di me non potete far nulla". E così è. Quando la grazia è
dentro di noi, siamo veramente umili; allora la nostra intelligenza è più
viva, e siamo ubbidienti, mansueti, graditi a Dio ed agli uomini. Ma quando
perdiamo la grazia, ci secchiamo come il tralcio gettato via. Chi non ama
suo fratello per il quale il Signore è morto in mezzo a grandi sofferenze,
ha separato se stesso dalla Vite. Ma chi lotta contro il peccato sarà
portato dal Signore.
Vi do la mia pace
Gv 14,27-31
"Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a
voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi
rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi
crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli
non ha nessun potere su di me,
ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il
Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".
Commento al Vangelo
L'imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo
Libro 1, cap.11
Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno
gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace
interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo
tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare
all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si
raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace.
Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito
contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni
desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero
stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo
presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di
quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto,
e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così
restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi
stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere
conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della
contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che
non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di
entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena
incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto
abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene. Se facessimo di tutto, da
uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi
dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che
combattono fiduciosi nella sua grazia...
Se tu comprendessi quanta pace
daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una
vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al
tuo profitto spirituale.
Lo Spirito Santo v'insegnerà ogni cosa
Gv 14,21-26
"Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama
sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi
manifestarti a noi e non al mondo?".
Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo
amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è
mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli
v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto."
Commento al Vangelo
Beato Jan Ruysbroeck (1293-1381), canonico regolare
Le nozze spirituali, III
La vita di contemplazione è la vita del cielo...
Grazie all'amore di unione
con Dio infatti, l'uomo passa al di là del suo essere creatura, per
scoprire e assaporare la ricchezza e le delizie che Dio è in persona, e che
egli lascia scorrere senza sosta nel più intimo dello spirito umano,
laddove questo è simile alla nobilità di Dio. Quando l'uomo raccolto e
contemplativo ha così raggiunto la sua immagine eterna, e quando, in tale
limpidezza, grazie al Figlio, ha trovato il suo posto nel seno del Padre,
viene illuminato dalla verità divina...
Dobbiamo sapere infatti che il
Padre celeste, abisso vivo, è rivolto, mediante delle opere, con tutto ciò
che vive in lui, verso il Figlio suo come verso la sua eterna Sapienza (Pr
8,21); e questa Sapienza, con tutto ciò che vive in essa, si riflette,
mediante delle opere, nel Padre cioè nell'abisso dal quale è uscita. Da
questo incontro sgorga la terza Persona, che sta tra il Padre e il Figlio,
cioè lo Spirito Santo, il loro comune amore, che è una cosa sola con
entrambi, nella stessa natura. Questo amore abbraccia e attraversa con
godimento il Padre e il Figlio e tutto ciò che in essi vive, con una tale
opulenza e una tale gioia da ridurre ogni creatura al silenzio eterno.
Infatti la meraviglia inafferrabile nascosta in tale amore, supererà
eternamente la comprensione di ogni creatura. Possiamo riconoscere questa
meraviglia e assaporarla senza sorpresa, quando il nostro spirito si trova
al di là di se stesso, essendo una cosa sola con lo spirito di Dio,
assaporando e guardando senza misura, così come Dio assapora e guarda la
propria ricchezza, nell'unità della sua profondità vivente, secondo il suo
modo increato...
Questo delizioso incontro, che ha luogo in noi secondo il
modo di Dio, è continuamente rinnovato...
Infatti, così come il Padre
guarda senza sosta tutte le cose come nuove nella nascita di suo Figlio,
queste sono anche amate in un modo nuovo dal Padre e dal Figlio nello
sgorgare dello Spirito Santo. Questo è l'incontro del Padre e del Figlio
nel quale siamo amorosamente stretti, grazie allo Spirito Santo, in un
amore eterno.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me
Gv 14,1-6
"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io
vado a prepararvi un posto;
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò
con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via".
Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?".
Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al
Padre se non per mezzo di me".
Commento al Vangelo
Catechismo della Chiesa cattolica
§ 257-258, 260
"O luce, Trinità beata e originaria Unità!". Dio è eterna beatitudine,
vita immortale, luce senza tramonto. Dio è amore: Padre, Figlio e Spirito
Santo. Dio liberamente vuole comunicare la gloria della sua vita beata.
Tale è il disegno della "sua benevolenza" (Ef 1,9), disegno che ha
concepito prima della creazione del mondo nel suo Figlio diletto,
"predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo"
(Ef 1,5), cioè "ad essere conformi all'immagine del Figlio suo" (Rm
8,29), in forza dello "Spirito da figli adottivi" (Rm 8,15).
Questo progetto è una "grazia che ci è stata data... fin dall'eternità" (2 Tm
1,9) e che ha come sorgente l'amore trinitario. Si dispiega nell'opera
della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella
missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella
missione della Chiesa. Tutta l'Economia divina è l'opera comune delle tre
Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura,
così ha una sola e medesima operazione... Così la Chiesa rifacendosi al
Nuovo Testamento professa: "Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte
le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose;
uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose".
Le missioni divine
dell'incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che
particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine...Il fine
ultimo dell'intera economia divina è che tutte le creature entrino
nell'unità perfetta della Beatissima Trinità (Gv 17,21-23).
Ma fin d'ora
siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinità. Dice infatti il
Signore: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e
noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23): "O mio
Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per
stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già
nell'eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio
Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del
tuo mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata
e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con
tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta
alla tua azione creatrice"
(Beata Elisabetta della Trinità).
Io e il Padre siamo una cosa sola
Gv 10,22-30
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era
d'inverno.
Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai
l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".
Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel
nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà
dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle
dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola".
Commento al Vangelo
Catechismo della Chiesa cattolica
§ 232-234, 237
I cristiani vengono battezzati "nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo" (Mt 28,19).
Prima rispondono: "Credo" alla triplice
domanda con cui ad essi si chiede di confessare la loro fede nel Padre, nel
Figlio e nello Spirito: "La fede di tutti i cristiani si fonda sulla
Trinità" (San Cesario di Arles).
I cristiani sono battezzati "nel nome"
- e non "nei nomi" - del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo;
infatti non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo
unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.Il mistero della
Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana.
È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri
misteri della fede; è la luce che li illumina. È l'insegnamento
fondamentale ed essenziale nella gerarchia delle verità di fede. Tutta la
storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico:
Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che
sono separati dal peccato. La Trinità è un mistero della fede in senso
stretto, uno dei misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti
se non sono divinamente rivelati. Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del
suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua rivelazione
lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come
Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come
pure alla fede d'Israele, prima dell'incarnazione del Figlio di Dio e
dell'invio dello Spirito Santo.
Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza
Gv 10,1-10
"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per
la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue
pecore una per una e le conduce fuori.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e
le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non
conoscono la voce degli estranei".
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa
significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la
porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le
pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e
uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono
venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Commento al Vangelo
Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo
Il Pedagogo, 9,83s; SC 70, p. 258
Noi che siamo ammalati, abbiamo bisogno del Salvatore; smarriti, abbiamo
bisogno della sua guida; ciechi, di lui che ci porti alla luce; assetati
abbiamo bisogno della fonte di vita; morti, abbiamo bisogno della vita;
pecore del pastore; bambini, del pedagogo; insomma, tutta la nostra natura
umana ha bisogno di Gesù... Se si vuole, si può apprendere la somma
sapienza che c'insegna il santissimo pastore e maestro, l'onnipotente Verbo
del Padre, quando servendosi dell'allegoria si proclama pastore delle
pecore. E anche pedagogo dei bambini; infatti, rivolgendosi ai pastori
d'Israele, descrive la sua giusta e salutare sollecitudine per bocca di
Ezechiele: "Fascerò la pecora ferita, curerò quella malata, ricondurrò
all'ovile quella smarrita e le pascerò sul mio monte santo" (Ez 34,16)...
Sì, o Signore, nùtrici coi pascoli della tua giustizia. O maestro, pasci le
tue pecore sul tuo santo monte: La Chiesa, che sta in alto, supera le nubi,
tocca i cieli. "Sarò loro pastore, dice, e sarò in mezzo a loro" (Ez
34,24).
Egli vuole salvare la mia carne rivestendomi della tunica
dell'incorruzione... "Prima che mi invochino, io risponderò" (Is
58,9)...
Tale è il nostro Pedagogo, davvero buono. "Non sono venuto, dice,
per essere servito, ma per servire" (Mt 20,28).
Perciò nel vangelo è detto
che era "stanco" (Gv 4,5) colui che si è affaticato per noi, promettendo
anche di "dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).
Dimostra
così di essere lui solo il buon pastore. Generoso e magnifico è colui che
giunge al punto di dare la sua vita per noi. Veramente a servizio degli
uomini e pieno di bontà, egli che, potendo essere il Signore dell'uomo,
volle essere suo fratello. Buono fino al punto di morire per noi!
Io do loro la vita eterna
Gv 10,27-30
"Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà
dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle
dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola".
Commento al Vangelo
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelia 14 sul vangelo; PL 76, 1129-1130
Ecco che colui che è buono, non grazie a un dono ricevuto ma per natura,
dice: "Io sono il buon Pastore". E aggiunge, perché imitiamo il modello che
egli ci ha dato nella sua bontà: "Il buon Pastore offre la vita per le
pecore" (Gv 10,11).
Egli ha attuato ciò che ha insegnato; egli ha mostrato
ciò che ha comandato. Buon Pastore, ha dato la sua vita per le sue pecore,
per cambiare il suo corpo e il suo sangue nel nostro sacramento, e saziare
con il cibo della sua carne le pecore che aveva riscattate. La strada da
seguire è indicata: questa strada è il disprezzo della morte. Ecco posto
davanti a noi il modello al quale dobbiamo conformarci. Prima dedicarsi nei
fatti con tenerezza alle proprie pecore; ma poi, se è necessario, offrire
loro persino la propria morte. Aggiunge poi: "Conosco le mie pecore", cioè
le amo, "e le mie, pecore conoscono me". Come a dire apertamente:
corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore
della verità. Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore,
se lo conoscete, se conoscete il lume delle verità. Parlo non solo della
conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere,
ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni infatti spiega: "Chi dice:
Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo" (1 Gv 2,4).
Perciò in questo stesso passo, il Signore subito soggiunge: "come il Padre
conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore". Come se
dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono
conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io
dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le
pecore.
Tu hai parole di vita eterna
Gv 6,60-69
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio
è duro; chi può intenderlo?".
Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo
mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?
E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi
ho dette sono spirito e vita.
Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da
principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe
tradito.
E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli
è concesso dal Padre mio".
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più
con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".
Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna;
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".
Commento al Vangelo
Concilio Vaticano II
Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione (Dei Verbum), § 24-26
Le Sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate,
sono veramente parola di Dio, sia dunque lo studio delle sacre pagine come
l'anima della sacra teologia. Anche il ministero della parola, cioè la
predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana...
trova in questa stessa parola della Scrittura un sano nutrimento e un santo
vigore...
Il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli...
ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3,8) con la
frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle Scritture,
infatti, è ignoranza di Cristo" (San Girolamo).
Si accostino essi
volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è
impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo
delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con
l'approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si
diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura
dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo
tra Dio e l'uomo; poiché "quando preghiamo, parliamo con lui; lui
ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini" (Sant'Ambrogio)...
In tal
modo dunque, con la lettura e lo studio dei sacri Libri "la parola di Dio
compia la sua corsa e sia glorificata" (2 Ts 3,1), e il tesoro della
rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli
uomini. Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la
vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale
dall'accresciuta venerazione per la parola di Dio, che "permane in eterno"
(Is 40,8; cfr. 1 Pt 1,23-25).
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda
Gv 6,52-59
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci
la sua carne da mangiare?".
Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo
risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così
anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri
vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
Commento al Vangelo
Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale)
Discorsi ascetici, 1a parte, n° 72
L'Albero di vita è l'amore di Dio. Adamo l'ha perso nella sua caduta e non
ha mai più ritrovato la gioia, ma lavorava e si affaticava sulla terra
piena di spine (Gen 3,18).
Coloro che si sono privati dell'amore di Dio
mangiano nelle loro opere il pane del loro sudore (Gen 3,19), anche se
camminassero su una via retta; è questo il pane che è stato dato da
mangiare alla prima creatura dopo la caduta. Finché non troviamo l'amore,
il nostro lavoro è quà sulla terra piena di spine...; qualunque sia la
nostra giustizia personale, al sudore del nostro volto viviamo. Ma quando
abbiamo trovato l'amore, ci nutriamo del pane celeste, e siamo confortati
al di là opera e di ogni fatica. Il pane celeste è Cristo, che è disceso
dal cielo e ha dato la vita al mondo. E questo è il cibo degli angeli (Sal
77,25).
Chi ha trovato l'amore si nutre di Cristo ogni giorno e a tutte le
ore, e per questo diviene immortale. Infatti egli ha detto "Chi mangia
questo pane che io darò non vedrà mai la morte". Beato chi mangia il pane
dell'amore, che è Gesù. Infatti colui che si nutre dell'amore, si nutre di
Cristo, il Dio che regge l'universo. Di questo testimonia Giovanni quando
dice: "Dio è amore" (1 Gv 4,8).
Dunque chi vive nell'amore riceve da Dio il
frutto della vita. Respira in questo mondo l'aria stessa della
risurrezione, quest'aria che fa le delizie dei giusti risuscitati. L'amore
è il Regno. Di esso il Signore ha misteriosamente ordinato ai suoi apostoli
di nutrirsi; cos'è mangiare e bere alla mensa del mio Regno (Lc 22,30) se
non l'amore? Infatti l'amore è capace di nutrire l'uomo in luogo di ogni
cibo e di ogni bevanda. È questo il vino che rallegra il cuore dell'uomo
(Sal 104,6).
Beato chi beve questo vino.
Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo
Gv 6,44-51
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io
lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha
udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha
visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà
in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Commento al Vangelo
San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Discorsi sulla prima lettera ai Corinzi, n° 24
"Noi, pur essendo molti siamo un corpo solo" (1 Cor 10,17).
Cos'è il pane che mangiamo? Il Corpo di Cristo. Cosa divengono coloro che vi comunicano?
Il Corpo di Cristo, non una moltitudine, bensì un corpo unico. Così come il
pane, composto di tanti chicchi di grano è un solo pane, nel quale i
chicchi scompaiono, così come in una massa tanto compatta, benché i
chicchi vi sussistano, è impossibile vedere cosa li distingue, così anche
noi tutti, insieme e con Cristo, facciamo una cosa sola. Infatti come in un
corpo tutte le membra vengono nutrite da quel corpo e non da un altro; lo
stesso Corpo li nutre tutti.
Per questo l'apostolo Paolo aggiunge: "Tutti
partecipiamo dell'unico pane". Ebbene ora, se partecipiamo tutti allo
stesso pane, se tutti diveniamo lo stesso Cristo, perché dunque non
mostriamo la stessa carità?... Questo si vedeva nel tempo dei nostri padri:
"La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e
un'anima sola" (At 4,32).
Non è lo stesso adesso; anzi accade proprio il
contrario. Eppure, uomo, è venuto Cristo a cercare te, che eri così lontano
da lui, per unirsi a te. E tu, non vuoi unirti al tuo fratello? Infatti,
Egli non ha soltanto dato il suo corpo; ma poiché la prima carne, tratta
dalla terra, era morta a causa del peccato, egli vi ha introdotto, per così
dire, un altro lievito, cioè la propria carne, della stessa natura della
nostra carne, ma immune da ogni peccato, piena di vita. Il Signore l'ha
condivisa con tutti noi affinché, nutriti da questa carne nuova, tutti in
comunione gli uni con gli altri, potessimo entrare nella vita immortale.
Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
Gv 6,68
Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno".
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Commento al Vangelo
Sant'Ireneo di Lione (circa 130 - circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, I, 10,1-2; PG 7, 550-554
La Chiesa, sparsa in tutto il mondo, fino agli ultimi confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede nell'unico Dio, Padre onnipotente, "che fece il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi è contenuto" (Es 20,11; At 4,24).
La Chiesa accolse la fede nell'unico Gesù Cristo Figlio di Dio, incarnato per la nostra salvezza. Credette nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti manifestò il disegno divino di salvezza: e cioè la venuta di Cristo, nostro Signore, la sua nascita dalla Vergine, la sua Passione e la sua risurrezione dai morti, la sua ascensione corporea al cielo e la sua venuta finale con la gloria del Padre. Allora verrà per "ricapitolare tutte le cose" (Ef 1,10) e risuscitare ogni uomo, perché dinanzi a Gesù Cristo, nostro Signore e Dio, Salvatore e Re, secondo il beneplacito del Padre invisibile "ogni gionocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua lo proclami" (Fil 2,10-11) ed egli pronunzi su tutti il suo giudizio insindacabile...
Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitassse in un'unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore (At 4,32).
Li proclama, li insegna e li trasmette all'unisono, come possedesse un'unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo [la Terra Santa]. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l'universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tm 2,4).
Signore, dacci sempre questo pane
Gv 6,30-35
Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo
crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede
loro da mangiare un pane dal cielo".
Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il
pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".
Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".
Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame
e chi crede in me non avrà più sete."
Commento al Vangelo
San Colombano (563-615), monaco, fondatore di monasteri
Istruzioni, 12,3
Il profeta afferma: "Voi tutti assetati, venite all'acqua" (Is 55,1).
Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi
chiama a sé quelli che hanno sete, che ha dichiarati beati nel discorso
della montagna (Mt 5,6).
Questi non bevono mai a sufficienza; anzi quanto
più devono tanto più hanno sete. È dunque necessario, o fratelli, che noi
sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo la fonte della sapienza, il Verbo di
Dio altissimo, nel quale, secondo le parole dell'apostolo Paolo, "sono
nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3).
Se hai
sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo pane di
vita. Beati coloro che hanno fame di questo pane e sete di quest'acqua,
perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne, e
berne ancora. Deve essere senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che
si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e
infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta
dice: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Sal 3,5).
Per questo, o
fratelli, seguiamo la nostra colui che ci chiama. La Vita, la sorgente di
acqua viva, la fonte della vita eterna, la fonte della luce e sua sorgente
ci invita in persona a venire e a bere (Gv 7,37).
Lì troviamo la sapienza e
la vita, la luce eterna. Lì troviamo l'acqua viva che zampilla per la vita
eterna.
Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo
Gv 6,1-15
Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di
Tiberìade,
e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e
disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare?".
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che
stava per fare.
Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure
perché ognuno possa riceverne un pezzo".
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è
questo per tanta gente?".
Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero
dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli
che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati,
perché nulla vada perduto".
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani
d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire:
"Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò
di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Commento al Vangelo
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Omelie sul vangelo di Giovanni, 25, 2
Perché si ritirò sul monte quando si accorse che lo volevano rapire per
farlo re? E come? Non era già re, lui che temeva di diventarlo? Sì, era
re : ma non di quelli che vengono proclamati dagli uomini, bensì tale da
elargire il regno agli uomini. Non ci suggerisce anche qui qualcosa Gesù,
le cui azioni sono parole? Rapirlo, significava forse voler prevenire il
tempo del suo regno? Egli non era venuto, per regnare subito : regnerà in
futuro; ed è per questo che noi diciamo : " Venga il tuo Regno " (Mt 6,
10).
Certo, da sempre egli regna insieme con il Padre in quanto è Figlio di
Dio, Verbo di Dio, Verbo per mezzo del quale sono state fatte tutte le
cose. Ma i profeti avevano predetto il suo regno anche in quanto è Cristo
fattosi uomo, e in quanto ha dato ai suoi fedeli di essere cristiani. Ci
sarà dunque un regno dei cristiani, che è in formazione, che ora si
prepara, e viene acquistato dal sangue di Cristo. E un giorno avverrà la
manifestazione del suo regno, allorché apparirà lo splendore dei suoi
santi, dopo il giudizio che Cristo compirà. Di questo regno l'Apostolo dice
: " Quando consegnerà il regno a Dio Padre " (1 Cor 15, 24).
E il Signore
stesso, riferendosi a questo regno, dice così : " Venite, benedetti del
Padre mio, a prender possesso del regno che è stato preparato per voi fin
dall'inizio del mondo " (Mt 25, 34).
Ma i discepoli e le turbe che
credevano in lui, pensarono che egli fosse già venuto per regnare. Volerlo
rapire per farlo re, significava voler anticipare il suo tempo, che egli
teneva nascosto, per manifestarlo al momento opportuno, e opportunamente
proclamarlo alla fine del mondo.
Il Figlio rivela il Padre
Gv 3,31-36
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra,
appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di
sopra di tutti.
Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua
testimonianza;
chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.
Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo
Spirito senza misura.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non
vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui.
Commento al Vangelo
Sant'Ireneo di Lione (circa 130 - circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le Eresie, IV, 20, 6-7; SC n°100, 642-648
"Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno
del Padre, lui, lo ha rivelato" (Gv 1,18).
Fin dal principio il Figlio è il
rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre, e ha
mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la
diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un
disegno tutto ordine e armonia. E dove c'è ordine c'è anche armonia, e dove
c'è armonia c'è anche tempo giusto, e dove c'è tempo giusto c'è anche
beneficio. Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del
Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta
l'economia della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a
Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non
disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha
reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché
l'uomo non venisse privato completamente di Dio e cadesse così nel suo
nulla. Perché l'uomo vivente è gloria di Dio, e vita dell'uomo è la visione
di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a
tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del
Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono
Dio.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito
Gv 3,16-21
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il
mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato,
perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non
siano svelate le sue opere.
Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le
sue opere sono state fatte in Dio.
Commento al Vangelo
Sant'Antonio di Padova (circa 1195 - 1231), francescano, dottore della Chiesa
Discorsi
Il Padre ci ha mandato il Figlio suo, che è "il buon regalo e il dono
perfetto" (Gc 1,17).
Il buon regalo, che nulla supera; il dono perfetto, al
quale non si può aggiungere nulla. Cristo è il buon regalo perché colui che
ci viene dato dal Padre è il Figlio suo, sovrano, eterno come lui. Cristo è
il dono perfetto; come dice l'apostolo Paolo, "Dio ci ha dato ogni cosa
insieme con lui" (Rm 8,32)...
Ci ha dato colui che è "capo della Chiesa"
(Ef 5,23).
Non poteva darci nulla di più. Cristo è il dono perfetto perché,
nel dare il Figlio suo, il Padre ha portato in lui ogni cosa alla
perfezione. "Il Figlio dell'uomo, dice san Matteo, è venuto a salvare ciò
che era perduto" (18,11).
Per questo la Chiesa grida: "Cantate al Signore
un canto nuovo" (Sal 97,1), quasi dicesse: O fedeli, che siete stati
salvati e rinnovati dal Figlio dell'uomo, cantate un canto nuovo, poiché
dovete "metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo" (Lv 26,10).
Cantate, poiché il Padre "ha compiuto prodigi" (Sal 97,1), quando ci ha
mandato ogni dono perfetto, cioè il Figlio suo. "Agli occhi dei popoli ha
rivelato la sua giustizia" (Sal 97,2), quando ci ha dato ogni dono
perfetto, il suo Figlio unigenito, che giustifica le nazioni e compie la
perfezione di ogni cosa.
Perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna
Gv 3,7-15
Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.
Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e
dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito".
Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?".
Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?
In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e
testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra
testimonianza.
Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi
parlerò di cose del cielo?
Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell'uomo che è
disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato
il Figlio dell'uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
Commento al Vangelo
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
Poesia "Heilige Nacht"
Mio Signore e mio Dio, mi hai guidata su un cammino lungo, sassoso, oscuro
e faticoso.
Sovente sembrava che le mie forze volessero abbandonarmi, non
speravo quasi più di vedere un giorno la luce.
Il mio cuore stava
pietrificandosi in una sofferenza profonda quando il chiarore di una dolce
stella sorse ai miei occhi.
Fedele, mi guidò ed io la seguii Con un passo,
prima timido, poi più sicuro.
Giungevo finalmente alla porta della Chiesa.
Si aprì. Chiesi di entrare.
La tua benedizione mi accoglie con le labbra del
tuo sacerdote.
Dentro, le stelle si susseguono, delle stelle di fiori rossi
che mi indicano il cammino fino a te...
E la tua bontà permette che esse mi
rischiarino lungo il mio cammino verso di te.
Il mistero che dovevo tenere
nascosto nell'intimo del mio cuore, posso ormai annunciarlo ad alta voce:
Credo, confesso la mia fede!
Il sacerdote mi conduce ai gradini dell'altare,
chino la fronte, l'acqua santa scorre sul mio capo.
Signore, come si può
rinascere quando si è giunti alla metà della vita (Gv 3,4)?
L'hai detto, e
questo è divenuto per me realtà. Il peso della colpe e delle pene della mia
lunga vita mi ha abbandonato.
In piedi, ho ricevuto il vestito bianco posto
sulle mie spalle, simbolo luminoso di purezza!
Ho portato in mano il cero la
cui fiamma annuncia che la tua vita santa brucia dentro di me.
Il mio cuore
è ormai il presepio che attende la tua presenza. Per poco tempo!
Maria, tua
madre che è anche mia, mi ha dato il suo nome.
A mezzanotte lei depone nel
mio cuore il suo bambino appena nato.
Oh! Nessun cuore umano può concepire
ciò che prepari per coloro che ti amano (1 Cor 2,9).
Ormai sei mio e non ti
lascerò mai più.
Dovunque vada la strada della mia vita, sei accanto a
me.
Nulla potrà mai separarmi dal tuo amore (Rm 8,39).
La prima testimonianza storica del battesimo cristiano, a Roma, nel secondo secolo
Gv 3,1-8
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.
Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un
maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio
non è con lui".
Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce
dall'alto, non può vedere il regno di Dio".
Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?".
Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua
e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è
Spirito.
Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.
Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e
dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito".
Commento al Vangelo
San Giustino (circa 100 -160), filosofo, martire
Prima apologia
Esporremo in quale modo ci siamo consacrati a Dio, rinnovati da Cristo... A
quanti siano persuasi e credano che sono veri gli insegnamenti da noi
esposti, e promettano di saper vivere coerentemente con questi, si insegna
a pregare ed a chiedere a Dio, digiunando, la remissione dei peccati,
mentre noi preghiamo e digiuniamo insieme con loro. Poi vengono condotti da
noi dove c'è l'acqua, e vengono rigenerati nello stesso modo in cui fummo
rigenerati anche noi: allora infatti fanno il lavacro nell'acqua, nel nome
di Dio, Padre e Signore dell'universo, di Gesù Cristo nostro salvatore e
dello Spirito Santo.Poiché Cristo disse: "Se non sarete rigenerati, mai
entrerete nel regno dei cieli": è chiaro a tutti che è impossibile, una
volta che si sia nati, rientrare nel ventre della madre. E dal profeta
Isaia - come prima scrivemmo - è stato detto in che modo sfuggiranno ai
peccati coloro che hanno peccato e si pentono. Ecco le sue parole:
"Lavatevi, divenite puri, allontanate il male dalle vostre anime, imparate
a fare il bene... Allora venite e ragioniamo - dice il Signore. - E se
anche i vostri peccati sono come porpora, li renderò bianchi come lana" (Is
1,16s)...
E in proposito ecco la ragione che apprendemmo dagli apostoli.
Poiché, nulla sapendo della nostra prima generazione, secondo necessità
siamo stati generati per l'unione dei genitori... per non rimanere figli di
necessità e di ignoranza, bensì di libera scelta e di sapienza, e per
ottenere la remissione dei peccati commessi prima, su colui che ha deciso
di rigenerarsi e si è pentito dei peccati si invoca, nell'acqua, il nome di
Dio, Padre e Signore dell'universo: e questo solo nome pronuncia chi
conduce al lavacro colui che deve sottoporvisi. Nessuno infatti può dare un
nome al Dio ineffabile... Questo lavacro si chiama "illuminazione", poiché
coloro che comprendono queste cose sono illuminati nella mente. E chi deve
essere illuminato viene lavato nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto
Ponzio Pilato; e nel nome dello Spirito Santo, che ha preannunziato per
mezzo dei Profeti tutti gli eventi riguardanti Gesù.
La debolezza della fede di Tommaso, fonte di grazia per la Chiesa
Gv 20,19-31
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano
chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei
Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al
vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi".
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito
Santo;
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete,
resteranno non rimessi".
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne
Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma
egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non
metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato,
non crederò".
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse:
"Pace a voi!".
Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la
tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma
credente!".
Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".
Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur
non avendo visto crederanno!".
Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono
stati scritti in questo libro.
Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio
di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Commento al Vangelo
Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS, vol. 2, n° 2, "Faith without Sight"
Non dobbiamo credere che san Tommaso fosse stato molto differente dagli
altri apostoli. Tutti, più o meno, hanno perso fiducia nella promessa di
Cristo quando l'hanno visto condotto per essere crocifisso. Quando è stato
messo nel sepolcro, anche la loro speranza è stata seppellita con lui, e
quando è stata annunciata loro la notizia della sua risurrezione, nessuno
ha creduto. Quando è apparso a loro, "li rimproverò per la loro incredulità
e durezza di cuore" (Mc 16,14)...
Tommaso si è convinto per ultimo perché
ha visto Cristo per ultimo. Quel che è certo, é che non è stato un
discepolo riservato e freddo: prima aveva espresso il desiderio di
condividere il pericolo con il suo Maestro e di soffrire con lui: "Andiamo
anche noi a morire con lui" (Gv 11,16).
Tommaso ha spinto gli altri
apostoli a rischiare la loro vita con il loro Maestro. San Tommaso amava
dunque il suo Maestro, come un vero apostolo, e si è messo al suo servizio.
Ma quando l'ha visto crocifisso, la sua fede è venuta meno, per un tempo,
come quella degli altri... e più degli altri. Si è isolato, rifiutando la
testimonianza, non di una sola persona, ma dei dieci altri apostoli, di
Maria Maddalena e delle altre donne... Sembra che avesse avuto bisogno di
una prova visibile di ciò che è invisibile, di un segno infallibile venuto
dal cielo, come la scala degli angeli di Giacobbe (Gen 28,12), per placare
la sua angoscia che gli mostrasse la meta del cammino nel momento di
incamminarsi. Un desiderio segreto di certezza lo abitava e questo
desiderio si è risvegliato all'udire la notizia della risurrezione di
Cristo. Il nostro Salvatore consente alla sua debolezza, risponde al suo
desiderio, ma gli dice: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli
che pur non avendo visto crederanno". E così, tutti i suoi discepoli lo
servono, pur nella loro debolezza, affinché egli la trasformi in parole di
insegnamento e di conforto per la sua Chiesa.
Predicate il Vangelo ad ogni creatura
Mc 16,9-15
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a
Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni.
Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in
cammino verso la campagna.
Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero
credere.
Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per
la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli
che lo avevano visto risuscitato.
Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni
creatura".
Commento al Vangelo
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 233; PL 38, 1112
Avete ascoltato quel che disse ai discepoli il Signore risorto. Li mandò a
predicare il Vangelo, ed essi così fecero: il Vangelo è stato predicato e
l'annunzio è giunto fino a noi. Veramente, "per tutta la terra s'è diffuso
il loro messaggio e le loro parole agli estremi confini della terra" (Sal
18,5).
Cammina cammina, il Vangelo è giunto fino a noi e fino alle
estremità della terra. Parlando ai suoi discepoli, fissava in poche linee
quel che noi avremmo dovuto fare e quel che avremmo potuto sperare. Lo
avete ascoltato in atto di parlare. Diceva: "Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvo". Da noi si esige la fede e ci viene donata la salvezza.
Preziosa la promessa, dono gratuito l'esecuzione del comando. "Quanto ai
figli dell'uomo, essi spereranno all'ombra delle tue ali..., e li
disseterai al torrente delle tue delizie, poiché presso di te è la fonte
della vita"( Sal 35,8).
La fonte della vita è Cristo. Avevamo la stessa
salute degli animali finché non venne a noi la sorgente della vita, poiché
dice il salmo: "Ecco, tu, Signore, salverai gli uomini e i giumenti" (Sal
35,7).
La sorgente della vita venne a noi e per noi morì. Ricuserà di
darci la sua vita dopo che ci ha fatto dono della sua morte? Ecco la
salvezza che non è vana. Perché non è vana? Perché non passa. Egli dunque
venne così; venne per essere salvatore. Morì ma uccise la morte: con la sua
vittoria sterminò colei che temevamo. L'assunse in sé e la uccise. Dov'è
ora la morte? Se la cerchi in Cristo, in lui non c'è più. C'è stata una
volta, ma ora è morta in lui. O vita che hai dato morte alla morte! Ma
state tranquilli! essa morrà anche in noi. Ciò che è avvenuto in anticipo
nel capo si realizzerà anche nelle membra: la morte morirà anche in noi.
Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi"
Lc 24,35-48
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano
riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a
loro e disse: "Pace a voi!".
Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro
cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate;
un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti,
disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi:
bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè,
nei Profeti e nei Salmi".
Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:
"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo
giorno
e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il
perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni.
Commento al Vangelo
Giovanni Paolo II
Varcate la soglia della speranza
Abbiamo più che mai bisogno di udire questa parola di Cristo risorto: "Non
abbiate paura" (Mt 28,10). Questa è una necessità per l'uomo di oggi... che
non cessa di avere paura nel suo intimo, e non senza ragione... È questa
anche una necessità per tutti i popoli e le nazioni del mondo intero.
Bisogna che, nella coscienza di ogni essere umano, si fortifichi la
certezza che esiste Qualcuno che tiene in mano la sorte di questo mondo che
passa, Qualcuno che ha le chiavi della morte e degli inferi (Ap 11,8),
Qualcuno che è l'Alfa e l'Omega della storia dell'uomo (Ap 22,13), sia
individuale che collettiva; e soprattutto la certezza che questo Qualcuno è
Amore, l'Amore fattosi uomo, l'Amore crocifisso e risorto, l'Amore sempre
presente in mezzo agli uomini!
Egli è l'Amore eucaristico. È fonte
inesauribile di comunione. È l'unico a cui possiamo credere senza riserva
quando ci chiede: "Non abbiate paura!"
Camminava con loro
Lc 24,13-35
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un
villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus,
e conversavano di tutto quello che era accaduto.
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e
camminava con loro.
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;
uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in
Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".
Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno,
che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il
popolo;
come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo
condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati
tre giorni da quando queste cose sono accadute.
Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al
sepolcro
e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche
una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto
le donne, ma lui non l'hanno visto".
Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei
profeti!
Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella
sua gloria?".
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le
Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se
dovesse andare più lontano.
Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia
volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò
e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro
vista.
Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto
mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le
Scritture?".
E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano
riconosciuto nello spezzare il pane.
Commento al Vangelo
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
Per il 6 gennaio 1941
Lo stesso Signore che la Parola della Scrittura ci mette sotto gli occhi
nella sua umanità, mostrandocelo su tutte le strade che ha percorso sulla
terra, abita in mezzo a noi, nascosto sotto le specie del pane eucaristico,
viene a noi ogni giorno come Pane della Vita.
In ambedue questi aspetti, si fa vicino a noi, e sotto questi due aspetti desidera che lo cerchiamo e lo
troviamo. L'uno chiama l'altro. Quando vediamo con gli occhi della fede il
Salvatore davanti a noi come la Scrittura ce lo dipinge, allora cresce il
nostro desiderio di accoglierlo in noi, nel Pane della Vita. Il pane
eucaristico a sua volta ravviva il nostro desiderio di fare sempre più
profondamente conoscenza con il Signore a partire dalla Parola della
Scrittura, e dona forze al nostro spirito per una migliore comprensione.
Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?
Mt 26,14-25
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti
e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli
fissarono trenta monete d'argento.
Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli
dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".
Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti
manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei
discepoli".
I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".
Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli:
"Sono forse io, Signore?".
Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi
tradirà.
Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal
quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se
non fosse mai nato!".
Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai
detto".
Commento al Vangelo
San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa
Discorsi 45, 23-24; PG 36, 654 C - 655 D
Saremo partecipi della Pasqua, presentemente ancora in figura, certo più
chiara di quella dell'antica Legge, immagine più oscura della realtà
figurata... Diveniamo partecipi della Legge in maniera non puramente
materiale, ma evangelica, in modo completo e non limitato e imperfetto, in
forma duratura e non precaria e temporanea. Facciamo nostra capitale
adottiva non la Gerusalemme terrena, ma la metropoli celeste, non quella
che viene calpestata dagli eserciti, ma quella acclamata dagli angeli.
Sacrifichiamo non giovenchi né agnelli con corna e unghie, che appartengono
più alla morte che alla vita, mancando d'intelligenza. Offriamo a Dio un
sacrificio di lode sull'altare celeste insieme ai cori degli angeli.
Otrepassiamo il primo velo del tempio, accostiamoci al secondo e
penetriamo nel "Santo dei santi". E più ancora, offriamo ogni giorno a Dio
noi stessi e tutte le nostre attività. Facciamo come le parole stesse ci
suggeriscono. Con le nostre sofferenze imitiamo le sofferenze di Cristo,
cioè la sua passione. Saliamo anche noi di buon animo sulla sua croce.
Dolci sono infatti i suoi chiodi, benché duri. Siamo pronti a patire con
Cristo e per Cristo, piuttosto che desiderare le allegre compagnie
mondane. Se sei Simone di Cirene, prendi la croce e segui Cristo. Se sei il
ladro appeso alla croce, fa' come il buon ladrone e riconosci onestamente
il tuo Dio... Se sei Giuseppe d'Arimatèa, richiedi il corpo a colui che lo
ha crocifisso, assumi cioè quel corpo e rendi tua propria, così,
l'espiazione del mondo. Se sei Nicodemo, il notturne adoratore di Dio,
seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito. E se sei una
delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime. Fa' di vedere per prima la
pietra rovesciata, va' incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù.
Si è caricato delle nostre sofferenze
Gv 13,21-33.36-38
Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità,
in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco
di Gesù.
Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si
riferisce?".
Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?".
Rispose allora Gesù: "E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo
darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio
di Simone.
E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse:
"Quello che devi fare fallo al più presto".
Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;
alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse
detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare
qualche cosa ai poveri.
Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato
glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e
lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia
detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete
venire.
Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io
vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi".
Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per
te!".
Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non
canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".
Commento al Vangelo
San Leone Magno (?-circa 461), papa e dottore della Chiesa
Discorso 3 sulla Passione, 4-5; PL 54, 320-321
Il Signore si è rivestito della nostra debolezza per coprire la nostra
incostanza con la fermezza della sua fortezza. Era venuto dal cielo in
questo mondo come un mercante ricco e benevolo e, mediante un mirabile
scambio, aveva concluso un affare: preso quello che era nostro, ci
concedeva ciò che era suo; in cambio di quello che faceva la nostra
vergogna, donava l'onore, in cambio dei dolori la guarigione, in cambio
della morte la vita... Il santo apostolo Pietro ha fatto per primo
l'esperienza di quanto tale umiltà sia stata proficua per tutti i credenti.
Scosso dalla violenta tempesta del suo turbamento, si è ripreso con un
brusco cambiamento, e ha ritrovato la sua fortezza. Aveva trovato il
rimedio nell'esempio del Signore... Il servo infatti "non è da più del suo
padrone, né un discepolo da più del maestro" (Mt 10,24), e non avrebbe
potuto vincere il tremore della sua fragilità umana se lo stesso vincitore
della morte non avesse prima tremato. Il Signore dunque ha guardato Pietro
(Lc 22,61); in mezzo alle calunnie dei sacerdoti, alle menzogne dei
testimoni, alle ingiurie di coloro che lo percuotevano e lo beffeggiavano,
ha incontrato il suo discepolo, con quegli occhi che vedevano in anticipo
il turbamento che lo avrebbe sconvolto. La Verità l'ha penetrato con il suo
sguardo proprio quando il suo cuore aveva bisogno di venire guarito. Era
come se la voce del Signore si fosse fatta udire per dirgli: "Dove vai,
Pietro? Perché rientrare in te stesso? Torna a me, fidati di me e seguimi.
Questo tempo è quello della mia Passione, non è ancora giunta l'ora del tuo
supplizio. Perché temere ora? Anche tu vincerai. Non lasciarti sconcertare
dalla debolezza che ho assunto. A causa di quello che ho preso da te, io ho
tremato; ma tu, sii senza timore, a motivo di quello che ricevi da me.
Cospargere i piedi di Cristo dell'unguento della compassione
Gv 12,1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava
Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai
prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta
la casa si riempì del profumo dell'unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo,
disse:
"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi
darli ai poveri?".
Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro
e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della
mia sepoltura.
I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e
accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva
risuscitato dai morti.
I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,
perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Commento al Vangelo
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi sul Cantico dei cantici,12
Vi ho parlato prima di due unguenti spirituali: quello della contrizione,
che viene sparso per tutti i peccati ed è simboleggiato attraverso
l'unguento di cui la peccatrice cosparse i piedi del Signore: "Tutta la
casa si riempì del profumo dell'unguento"; c'è anche quello della devozione
che rinchiude tutti i benefici di Dio... Ma c'è un unguento che li supera
ambedue di gran lunga; lo chiamerò l'unguento della compassione. Questo si
compone infatti dei tormenti della povertà, delle angosce in cui vivono gli
oppressi, delle preoccupazioni della tristezza, delle colpe dei peccatori,
insomma di tutte le pene degli uomini, persino dei nostri nemici. Questi
ingredienti sembrano indegni eppure l'unguento che compongono è superiore a
tutti gli altri. Questo è un balsamo che guarisce: "Beati i misericordiosi,
troveranno misericordia" (Mt 5,7). Così, molte miserie abbracciate sotto
uno sguardo compassionevole sono essenze preziose... Beata l'anima che si è
curata di fare provviste di questi aromi, di cospargerli dell'olio della
compassione e di farli cuocere al fuoco della carità! Chi è, secondo voi,
quel "felice uomo pietoso che dà in prestito" (Sal 11,5), portato alla
compassione, pronto a soccorrere il prossimo, più contento di dare che di
ricevere? Quell'uomo che perdona facilmente, resiste all'ira, non consente
alla vendetta, e in ogni cosa guarda come sue le miserie degli altri?
Qualunque sia quell'anima impregnata dalla rugiada della compassione, il
cui cuore trabocca di pietà, che si fa tutta a tutti, che ritiene se stessa
nulla se non un vaso incrinato in cui nulla è tenuto gelosamente,
quell'anima così perfettamente morta a se stessa da vivere solamente per
gli altri, è felice di possedere quel terzo unguento migliore. Le sue mani
distillano un balsamo infinitamente prezioso, che non inaridirà
nell'avversità, né sarà disseccato dal fuoco della persecuzione. Dio
infatti ricorderà sempre i suoi sacrifici.
Abramo vide il mio giorno
Gv 8,51-59
In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai
la morte".
Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto,
come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà
mai la morte".
Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti
sono morti; chi pretendi di essere?".
Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe
nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro
Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco,
sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo
vide e se ne rallegrò".
Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto
Abramo?".
Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse,
Io Sono".
Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e
uscì dal tempio.
Commento al Vangelo
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Su Abramo, I, 67-78
"Dio disse ad Abramo: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami,
Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte
che io ti indicherò" (Gen 22,2). Isacco prefigura Cristo che sta per
soffrire. Viene su un'asina...; quando il Signore venne per soffrire per
noi la sua Passione, sciolse il puledro, figlio dell'asina sul quale
salì... Abramo disse ai suoi servi: "Torneremo da voi"; ha profetizzato ciò
che ignorava... Isacco ha portato la legna; Cristo, il legno della croce.
Abramo acompagnava suo figlio; il Padre accompagnava Cristo. Disse infatti:
"Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me" (Gv
16,32). Isacco disse a suo padre... "Ecco qui la legna ma dov'è l'agnello
per l'olocausto?" Disse delle parole profetiche, pur senza saperlo; il
Signore infatti preparava un agnello per l'olocausto. Anche Abramo ha
profetizzato rispondendo : "Dio stesso provvederà l'agnello per
l'olocausato, figlio mio"... "L'angelo del Signore gli disse: "Abramo,
Abramo... non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male!
Ora so che temi Dio e non hai risparmiato il tuo figlio prediletto per me"
(cfr Rm 8,32)... Abramo alzò gli occhi e vide un ariete appeso con le corna
in un cespuglio" . Perché un ariete? È quello che ha il valore più grande
nel gregge. Perché appeso? Per farti vedere che questa non era una vittima
terrena... Il nostro corno, la nostra forza, è Cristo (lc 1,69), che è
superiore ad ogni uomo, come leggiamo: "Tu sei il più bello tra il figli
dell'uomo" (Sal 44,3). Solo lui è stato innalzato da terra ed esaltato,
come insegna lui stesso con queste parole: "Io non sono di questo mondo.
Sono di lassù" (Gv 8,23). Abramo in quell'olocausto ha intravvisto la sua
Passione; per questo il Signore disse di lui: "Abramo vide il mio giorno e
se ne rallegrò". Egli è apparso ad Abramo, rivelandogli che il suo corpo
avrebbe sofferto la Passione grazie alla quale egli ha riscattato il mondo.
Indica pure il genere di Passione che avrebbe sofferto mostrandolo appeso;
quel cespuglio è il legno della croce. E, innalzato su quel legno, la guida
incomparabile del gregge ha attirato tutti a sé, per farsi conoscere da
tutti.
Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo
Gv 8,31-42
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete
fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati
schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".
Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è
schiavo del peccato.
Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta
sempre;
se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché
la mia parola non trova posto in voi.
Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello
che avete ascoltato dal padre vostro!".
Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo".
Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!
Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio;
questo, Abramo non l'ha fatto.
Voi fate le opere del padre vostro".
Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".
Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha
mandato.
Commento al Vangelo
Filosseno di Mabbug (?- circa 523), vescovo in Siria
Omelia n° 4, Sulla semplicità, 75-76; SC 44
Alla prima chiamata, Abramo è partito alla sequela di Dio. Non si è fatto
giudice della parola che gli veniva rivolta. Il suo attaccamento per la sua
famiglia e per i suoi parenti non l'hanno trattenuto, né l'amore per la sua
patria e per i suoi amici, né alcun altro legame umano. Invece appena udita
la parola e saputo che essa veniva da Dio, l'ha ascoltata con semplicità,
la sua fede l'ha ritenuta vera. Disprezzando tutto il resto, si è
incamminato con l'innocenza della natura che non cerca di agire con astuzia
né di fare il male. Egli è corso verso la parola di Dio come un bambino
verso suo padre... Dio aveva detto: "Vàttene dal tuo paese, dalla tua
patria, verso il paese che io ti indicherò" (Gen 12,1).
Per fare trionfare
la fede di Abramo e rendere lampante la sua semplicità, Dio non gli ha
rivelato il paese dove lo chiamava; sembrava condurlo verso Canaan, eppure
la promessa gli parlava di un altro paese, quello della vita che è nei
cieli. Questo attesta san Paolo: "Egli aspettava la città dalle salde
fondamenta, il cui architetto è costruttore è Dio stesso" (Eb 11,10)...
Anzi, allo scopo di mostrarci più chiaramente che questa promessa non
riguardava una patria terrena, Dio, dopo aver fatto uscire Abramo dalla sua
patria, Ur dei Caldei, non l'ha condotto subito nel paese di Canaan, ma
l'ha fatto rimanere prima a Carran. Non gli ha neanche rivelato subito il
nome del paese dove lo conduceva; così Abramo non sarebbe uscito da Ur dei
Caldei sul solo fascino di una ricompensa. Considera dunque tale partenza
di Abramo, o discepolo, e la tua partenza assomigli alla sua! Non tardare a
rispondere alla voce di Cristo che ti chiama. Un tempo si rivolgeva solo ad
Abramo; oggi con il suo Vangelo, chiama quanti lo vogliono, li invita ad
uscire dietro di lui, poiché la sua chiamata concerne tutti gli uomini...
Un tempo ha scelto il solo Abramo; oggi domanda a tutti di imitare Abramo.
Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono
Gv 8,21-30
Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel
vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".
Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove
vado io, voi non potete venire?".
E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo
mondo, io non sono di questo mondo.
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io
sono, morirete nei vostri peccati".
Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi
dico.
Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi
ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".
Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora
saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha
insegnato il Padre, così io parlo.
Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io
faccio sempre le cose che gli sono gradite".
A queste sue parole, molti credettero in lui.
Commento al Vangelo
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Dicorsi diversi, n° 22
"Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono"
A Cristo Gesù devi tutta la tua vita, poiché egli ha dato la sua vita per
la tua vita, e ha sopportato amari tormenti perché tu non sopportassi
tormenti eterni. Cosa potrà essere per te duro o tremendo, quando
ricorderai che colui che era di natura divina nel giorno della sua
eternità, prima che nascesse l'aurora, tra santi splendori, lui,
l'irradiazione della gloria di Dio e l'impronta della sua sostanza, è
venuto nel tuo carcere, ad affondare fino al collo, come è detto, nella
profondità del tuo fango (Fil 2,6; Sal 109,3; Eb 1,3; Sal 68,3).
Cosa potrà non sembrarti dolce, quando avrai raccolto nel tuo cuore tutte le
sofferenze del tuo Signore e ricorderai prima la sottomissione della sua
infanzia, poi le fatiche della sua predicazione, le tentazioni dei suoi
digiuni, le sue veglie nella preghiera, le sue lacrime di compassione, le
trame ordite contro di lui... e poi le ingiurie, gli sputi, i colpi, la
frusta, la derisione, le canzonature, i chiodi, e quanto egli ha sopportato
per la nostra salvezza? Quale compassione immeritata, quale amore gratuito
così manifestato, quale stima inaspettata, quale mitezza stupenda, quale
invincibile bontà! Il re della gloria (Sal 23) crocifisso per uno schiavo
così spregevole! Chi ha mai udito una tale cosa, che ha mai visto una cosa
simile? Infatti, "a stento si trova chi sia disposto a morire per un
giusto" (Rm 5,7). Ma lui è morto per dei nemici e degli ingiusti,
sciegliendo di rinunciare al cielo per ricondurci in cielo, lui il mite
amico, il saggio consigliere, il fermo sostegno. Che cosa renderò al
Signore per quanto mi ha dato (Sal 115,3)?
Tu vuoi la sincerità del cuore
Mc 7,14-23
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete
bene:
non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo;
sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo".
Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono
sul significato di quella parabola.
E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che
tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo,
perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?".
Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.
Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo.
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni
cattive: fornicazioni, furti, omicidi,
adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia,
superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".
Commento al Vangelo
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Omelie sulla Genesi, n° 13, 3-4; PG 12,233
Cristo ci ha insegnato che non si deve cercare Dio in un luogo determinato
e che "in ogni luogo è offerta un'oblazione pura" (Ml 1,11). Infatti, "è
giunto il momento, ed è questo, in cui né sul monte Garizim né in
Gerusalemme adorerete il Padre" ma "in spirito e verità" (Gv 4,21.24). Dio
non abita in un luogo qualsiasi, nemmeno sulla terra, ma nel cuore. Cercate
allora dove dimora Dio? Dio dimora in un cuore puro. In questo cuore
infatti farà la sua dimora, secondo ciò che ha detto per mezzo del profeta:
"Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi. Camminerò in mezzo a voi, sarò
vostro Dio e voi sarete il mio popolo, dice il Signore" (Lv 26,12). Notate
bene che ciascuna delle nostre anime contiene, in qualche modo, un pozzo di
acqua viva; in ognuna c'è un certo senso celeste, un'immagine di Dio
nascosta... Sta lì, il Verbo di Dio, e la sua opera attuale è togliere la
sabbia dalla nostra anima, per fare sgorgare la sorgente. Questa sorgente è
dentro di voi e non viene da fuori. Infatti, "Il regno di Dio è in mezzo a
voi" (Lc 17,21). Non fuori bensì nella casa la donna ha ritrovato la dramma
che aveva perduta. "Accende la luce e spazza la casa" (Lc 15,8) dalle
sozzure e dalle sporcizie che vi si erano accumulate per la sua tras E lì
ha ritrovato la sua dramma. Per parte vostra, se accenderete la vostra
luce, se vi servirete dell'illuminazione dello Spirito Santo, se "alla sua
luce vedete la luce" (Sal 36,10), troverete la dramma dentro di voi.
Infatti dentro di voi sta l'immagine del re celeste.
Il suo cuore è lontano da me
Mc 7,1-13
Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da
Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani
immonde, cioè non lavate -
i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le
mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,
e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e
osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri,
stoviglie e oggetti di rame -
quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si
comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani
immonde?".
Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta
scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da
me.
Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di
uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli
uomini"..
E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio,
per osservare la vostra tradizione.
Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e
la madre sia messo a morte.
Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè
offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me,
non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,
annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato
voi. E di cose simili ne fate molte".
Commento al Vangelo
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Prayer : Seeking the Heart of God, con Fr.Roger
Lasciare che l'amore di Dio prenda pieno e assoluto possesso di un cuore;
così l'amore diventa per questo cuore come una seconda natura; che il cuore
non lasci entrare dentro di sé nulla che gli sia contrario; che si applichi
continuamente ad accrescere questo amore di Dio, cercando di essergli
gradito in tutto e non rifiutandogli nulla; che accolga tutto ciò che gli
succede come se venisse dalla mano di Dio...
La conoscenza di Dio produce
l'amore, e la conoscenza di sé produce l'umiltà. L'umiltà è null'altro che
la verità. "Che cosa mai possediamo che non abbiamo ricevuto?" (1 Cor 4,7).
Poiché ho ricevuto tutto, non possiedo nulla di mio. Se saremo convinti di
questo non alzeremo mai la testa con superbia. Se sarete umili nulla vi
toccherà, né la lode, né l'ignominia poiché saprete chi siete. Se vi
biasimeranno, non vi scoraggerete. Se vi proclameranno santo, non vi
metterete su un piedestallo. La conoscenza di noi stessi ci mette in
ginocchio.
Non è costui il carpentiere?
Mc 6,1-6
Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti
ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose?
E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti
dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di
Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si
scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra
i suoi parenti e in casa sua".
E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi
ammalati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i
villaggi, insegnando.
Commento al Vangelo
di J. B. Bossuet (1627-1704), vescovo di Meaux
Elevazioni sui misteri, 20a settimana, n° 8
"Gesù scese con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso" (Lc 2,51).
Non perdiamo nulla della santa lettura: questa è la parola
dell'evangelista, che cioè "scese con loro a Nàzaret". Torna alla sua
ordinaria condotta, a quella dei suoi genitori, nell'obbedienza. È forse
questo che egli chiama misticamente "scendere"? Comunque è vero che
rimessosi tra le loro mani fino al giorno del suo battesimo, cioè fino
all'età di circa trent'anni, non fece altro che obbedire a loro... È dunque
forse questo il solo impegno di Gesù, del Figlio di Dio? Tutto il suo
lavoro, tutto il suo esercizio è quello di obbedire a due creature? E in
che cosa obbedire loro? Negli esercizi più piccoli, nella pratica di un'arte manuale.
Dove sono coloro che si lamentano, che mormorano quando il loro lavoro non
risponde alle loro capacità? Che vengano nella casa di Giuseppe e di Maria,
e vi guardino lavorare Gesù Cristo... Gesù ha detto di se stesso che "era
venuto per servire" (Mt 20,28)... Certamente lavorava nella bottega di suo
padre... Ma dopo quello che è stato scritto della sua educazione da San
Giuseppe, non si sente più parlare di questo santo uomo. Per questo
all'inizio del ministero di Gesù Cristo, quando venne a predicare nella sua
patria, si diceva : "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?" -
Come colui che avevamo visto... tenere il negozio, sostenere con il suo
lavoro una madre vedova e mantenere il piccolo commercio di un mestiere che
li faceva sussistere ambedue...
Gesù, figlio di un carpentiere, lui stesso carpentiere, conosciuto tramite
questo esercizio, senza che si parlasse di un altro impiego né di un'altra
attività... Che coloro che vivono di un lavoro manuale si consolino e si
rallegrino: Gesù Cristo è solidale con loro. Che imparino a lodare Dio
lavorando, e a cantare salmi e santi cantici; Dio benedirà il loro lavoro,
e saranno davanti a lui come fossero degli altri Gesù Cristo.
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