A
piccoli passi verso la santità
di
Pia Frani
L’anima
che si sforza veramente di tendere alla
perfezione deve, come consiglia Padre Pio,
adottare alcuni comportamenti fondamentali.
[...]
Quando non riesci a camminare a gran passi per
la via che a Dio conduce, contentati dei
piccoli passi ed aspetta pazientemente che
abbi gambe per correre, o meglio ali per
volare. contentati, mia buona figliuola, di
essere per ora una piccola ape di nido che ben
presto diventerà una grand’ape abile a
fabbricare il miele. Umiliati
amorosamente avanti a Dio ed agli uomini
[...], sii amante del silenzio perché il
molto parlare non è mai senza colpa: tieniti
in ritiro per quanto ti sarà possibile
perché nel ritiro il Signore parla
liberamente all’anima [...]; diminuisci le
tue visite e sopportale cristianamente quando
ti vengono fatte. [...]
Il
tuo Pio
(Epistolario
III p. 432,
ed. 1994)
In
questa lettera, Padre Pio dà consigli e
direttive alle sue figlie spirituali, per
portarle alla più alta perfezione, senza
mediocrità e mezze misure. In particolare,
consiglia alcune cose che possono essere
considerate e meditate singolarmente:
-
Accontentarsi di ciò che si può fare. Santa
Teresina, nella sua Storia di un'anima, rivela
tutta la sua felicità nel paragonarsi a un
debole uccellino, che nonostante la sua
piccolezza è tranquillo e sereno, perché sa
di offrire a Dio i desideri d’amore e
l’ardore di una grande aquila. Bisogna
accontentarsi, quindi, di ciò che Gesù dà
giorno per giorno, avendo però occhi e
cuore di aquila, lottando con il fermo
proposito di arrivare alla più grande
santità.
-
Umiliarsi
davanti a Dio e agli uomini. L’uomo è
una creatura di Dio, opera delle sue mani, che
nulla vale senza di Lui. Un quadro non vale
più del pittore che lo ha dipinto. Cosa
sarebbe, infatti, quel quadro senza l’artista?
Semplice tela bianca. Così l’uomo, cosa
sarebbe senza Dio che lo ha creato e, per un
miracolo continuo, lo mantiene all’esistenza?
Semplice polvere! L’umiltà è alla base
della santità, senza di essa si rischia di
costruire sulla sabbia, ben sapendo che una
casa costruita sulla sabbia non resiste a
lungo.
-
Parlare
poco e amare il silenzio. Padre Pio esorta
ad amare il silenzio perché nel silenzio c’è
Dio; Egli parla al cuore nel silenzio e non
nel frastuono o nella confusione. Il silenzio
non è vuoto né mutismo, ma pienezza d’amore,
perché è solitudine d’amore con Dio. Nel
parlare, poi, come insegna la Sacra Scrittura,
non manca mai la colpa! Quante volte, infatti,
ci si pente di aver parlato, di aver detto
quella parola in più, spinti dalla rabbia o
dall’impazienza?
-
Diminuire
le visite inutili. Quanto tempo si spreca
girando di casa in casa solo per chiacchierare
inutilmente! E vero che ottime e doverose sono
le visite da fare per carità, ma bisogna
stare attenti a non farle diventare occasioni
di peccato, mormorando e mancando di carità
verso il prossimo. Inoltre, bisogna
considerare che spesso si dedica molto tempo
alle visite di parenti e amici mentre
raramente ci si ricorda di visitare Gesù nel
Santissimo Sacramento. Egli è lì che aspetta
giorno e notte di essere visitato per
ascoltare e consolare, ma il più delle volte
resta solo. Perché, quindi, non diminuire le
visite inutili, aumentando quelle a
Gesù e a Maria? |
Il
vero fondamento della santità
di
Rosaria De Bernardo
L’umiltà
è alla base di ogni virtù: senza di essa non
vi sarà mai vera santità! Alla scuola di
Gesù e Maria, Padre Pio ne fu un esempio
luminosissimo.
La
parola umiltà deriva dal latino humus, cioè
terra, suolo. L’umiltà, quindi, è la
virtù che ci ricorda le nostre origini.
Adamo, infatti, il primo uomo da cui tutti noi
discendiamo, fu creato da Dio col fango della
terra, ed Eva fu tratta dal suo fianco, da un
corpo fatto di terra (cf Gn 2,7-23). Non c’è
dunque da meravigliarsi di come abbiano potuto
peccare di superbia i nostri progenitori! E
satana stesso non è forse divenuto l’angelo
delle tenebre, da Angelo della luce qual era,
a causa di un peccato di superbia? Dimenticò
che Dio l’aveva tratto dal nulla (peggio del
fango!) e che a Lui solo, quindi, doveva
obbedienza e sottomissione. Non volle più
servire Dio divenendo quello che è. Ed è per
riparare al grande peccato di superbia,
soprattutto quello dei nostri progenitori, che
il Verbo di Dio volle umiliarsi fino a farsi
uomo. Nato in una stalla, adorato da umili
pastori, scaldato da due animali, scelse per
sé una vita povera e modesta, il lavoro più
pesante e umile. Nella vita pubblica volle
circondarsi di discepoli ignoranti e rozzi, fu
vilmente calunniato e, infine, nella sua
Passione, fu ingiuriato, sputacchiato,
flagellato, schiaffeggiato e inchiodato ad un’infame
croce, punizione riservata ai malfattori più
abietti. C’è forse bisogno di aggiungere
altro? La Vergine Maria non fu forse anche Lei
un modello di profonda umiltà? La Madre di
Dio, l’Immacolata, la sempre Vergine, la
Regina degli Angeli, la Mediatrice di tutte le
grazie, la Corredentrice del genere umano, si
definisce la serva del Signore! Padre Pio,
conforme a Gesù nel suo corpo, lo fu ancor
più nell’anima e nel cuore, favorito, come
pochi Santi nella storia della Chiesa, di doni
straordinari: stimmate, profumi, bilocazioni,
scrutazione dei cuori, estasi, visioni,
centinaia e centinaia di miracoli ottenuti
dalle sue preghiere. Quante occasioni, vedendo
compiersi tutti questi prodigi nella sua
persona e attorno a lui, di insuperbirsi e
mettersi al di sopra degli altri. Eppure basta
leggere alcune delle lettere che Padre Pio
scriveva al suo padre spirituale per
convincersi esattamente del contrario. Si
definisce un’infinità di volte un grande
peccatore, il più vile, indegno di tante
grazie, incapace di ringraziare Dio e di
amarlo come dovrebbe... Tutte queste non erano
soltanto parole. Lo dimostrò soprattutto
durante la grande «persecuzione»: mai si
ribellò, sottomettendosi umilmente alla
Volontà divina. Un giorno Padre Pio era
vicino alla finestra e vide centinaia e
centinaia di persone riunite in piazza, come
ogni giorno ormai. Addolorato e sorpreso,
chiese al confratello per chi mai tutta quella
gente fosse riunita lì e cosa volesse. Il
confratello, conoscendo la profonda umiltà di
Padre Pio e non volendola offendere, rispose:
"Padre, sono venuti per vedere me!"
Il Padre, allora, scoppiò in una magnifica
risata, capendo la delicatezza del
confratello. Occorre, dunque, impegnarsi nell’imitare
il nostro caro Padre nella sua profonda
umiltà, ben sapendo che Dio «resiste ai
superbi, ma fa grazia agli umili»! |
Amore a Gesù Eucaristia
di Rosaria De Bernardo
Padre Pio ardeva di amore serafico per Gesù Eucaristia ed era divorato dall’ansia di riceverlo.
Gesù ci ha tanto amato che non solo si è incarnato nel seno della Vergine Maria per farsi uomo, ma ha voluto restare con noi fino alla fine dei tempi, realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nel Santissimo Sacramento. I Santi desideravano follemente restare vicino al Tabernacolo, dove Gesù è nascosto in un pezzettino di pane, e versavano calde lacrime pensando all’annichilimento del Figlio di Dio. E noi? Quanta ingratitudine verso il nostro Redentore che resta in un piccolo Tabernacolo e attende che noi lo andiamo a visitare, che parliamo con Lui come si fa con un amico caro e fedele. Purtroppo Gesù sacramentato resta solo, senza nessuno che voglia fargli compagnia neppure per qualche minuto! Che dolore! Se ci fosse un re nelle nostre città tutti andrebbero a rendergli onore e magari a chiedergli qualche favore e non si pensa che nel Santissimo Sacramento c’è il Re dei re, pronto ad accoglierci, ad ascoltarci ed esaudirci in ogni momento! Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva giustamente che, se gli uomini comprendessero chi è Colui che è presente nel Santissimo Sacramento, non ci sarebbero più posti nelle chiese, perché tutti si precipiterebbero per restare vicini a Gesù. C’era un uomo di nome Martino che ogni giorno entrava in chiesa, si sedeva nel banco, vi restava un po’ di tempo, poi andava via. Il parroco, incuriosito, gli chiese cosa facesse durante quel tempo che restava seduto. Martino rispose che, non sapendo molte preghiere, diceva solo: «Buongiorno Gesù, sono qui» e poi restava a fargli un po’ di compagnia. Un giorno Martino non si presentò all’appuntamento con Gesù e il parroco, saputo che era gravemente ammalato, andò a fargli visita e lo trovò che piangeva. Pensò che soffriva molto, ma Martino gli disse: «No! No! Piango di gioia perché questa mattina è venuto Gesù a farmi visita e mi ha detto: "Buongiorno Martino, sono qui", ed è rimasto a farmi compagnia». San Pio da Pietrelcina era un «fuoco» quando stava vicino a Gesù Eucaristico, specialmente quando celebrava la Santa Messa, durante la quale diventava un serafino d’amore e d’adorazione. Padre Onorato, che lo assisteva, racconta che solo per obbedienza era possibile tener calmo Padre Pio prima della Santa Messa. Iniziava nel cuore della notte a chiedere che ora fosse, perché diceva che non doveva far tardi; all’una del mattino era già sveglio e, fino alle quattro, si preparava recitando una catena di Rosari. Chiedeva spesso l’ora perché alle cinque in punto doveva iniziare la Santa Messa e, se gli dicevano che era ancora presto, rispondeva: «Cosa? Le quattro sono passate da un pezzo! Presto, presto aiutatemi ad indossare i paramenti per la Messa». La sua ansia era come un tormento. Dopo averlo aiutato a vestirsi, lo si faceva sedere per non farlo stancare troppo, ma dopo un po’ chiamava di nuovo: «Onorato! Onorato! Sbrigati: alle cinque in punto devo stare all’altare» e solo quando raggiungeva l’altare, per celebrare la Santa Messa trovava riposo. Il suo riposo era Gesù Eucaristico! Che san Pio possa dare anche a noi il suo ardente amore a Gesù Ostia. |
ORA
DI ADORAZIONE 23-VII-2003
Accompagnavo
P.Pio dalla sua cella alla chiesa per
celebrare la S. Messa. Man mano che ci si
avvicinava all’altare, si udiva sempre più
forte il clamore di fedeli che lo attendevano
e che gridavano: "Padre Pio fammi
guarire, Padre Pio fammi recuperare la vista,
Padre Pio fammi vincere la causa, Padre Pio
non ce la faccio più...E al passaggio fra
loro, tutti gli tiravano l'abito. Ad un certo
momento P.Pio si ferma e dice: "Ma allora
solo io devo soffrire!... Non andiamo tutti
all’altare a offrire i nostri sacrifici per
unirli a quelli di Cristo? E se tutti non
vogliono soffrire, in che modo partecipiamo
alla Messa? Signore,
chiediamo a Te, di dirci come offrire un’adorazione
e una riparazione perfetta. Parlaci, Signore,
noi ti ascoltiamo. Figlio
mio, tu desideri conoscere il miglior modo di
unirti a me per offrire questa adorazione
perfetta. Anzitutto unisci la tua intenzione a
quella della mia Chiesa, con la volontà di
partecipare ogni giorno a tutte le Messe che
sono offerte nel mondo. E poi partecipa alla
Messa quanto più spesso te lo permette il tuo
dovere. Offri
la Messa nell'unione più intima possibile con
il sacerdote. Renditi conto di ciò che fai.
Imita la vittima che offri. Le mie
disposizioni siano le tue: sii umile,
fiducioso e amante. Le
prime parti della Messa: il rito penitenziale
e il SIGNORE PIETA’, esprimono tuo dolore
del peccato. Il GLORIA ti dà l’occasione di
adorare, di ringraziare, di benedire la
Trinità. — Nell’orazione sull’assemblea,
tu presenti la tua supplica per ottenere l’aiuto
necessario a vivere la mia vita. Durante l’Epistola,
il Vangelo, il Credo, tu riconfermi la tua
fede. Questa
preparazione ti permette di passare al momento
solenne e gioioso dell'Offertorio. Il
sacerdote pregando eleva verso il cielo la
patena che contiene l'ostia. Quel pezzo di
pane rotondo, così leggero e insignificante,
mi presenta; ben presto sarà cambiato in me.
Ti
rendi conto che rappresenta anche te? Un
istante dopo il sacerdote versa il vino nel
calice e vi aggiunge una goccia d'acqua. L’acqua
si perde nel vino. Come puoi tu partecipare
alla mia divinità? Attraverso l’unione
della tua volontà alla mia. Questa goccia d’acqua
rappresenta la tua volontà perduta nel vino
della mia volontà, fusa nella mia volontà,
divenuta inseparabile della mia volontà, di
modo che tutto ciò che farai diverrà io, e
tutto ciò che farò sarà tuo. Donati
al Padre come io mi sono donato a Lui. Offri l’abbandono
cosciente di tutto il tuo essere. Deponi sulla
patena l’accettazione volontaria di tutti
gli avvenimenti felici e infelici della tua
vita passata, presente e futura. Forse hai
sofferto, ieri, per un’esperienza umana;
deponila sulla patena. Ti è capitato di certo
recentemente, qualcosa che ti ha reso felice;
deponila sulla patena. Non
conservare nulla: offriti interamente. Dopo
esserti offerto, rendi di nuovo grazie nel
Prefazio, immediatamente segui dalla Prece
Eucaristica, per prepararti al prodigioso
miracolo che sta per compirsi fra poco.
Nella
Prece Eucaristica,ti unisci alla preghiera
degli angeli e dei santi, a mia Madre e
soprattutto a me. Chiedi pace e unità per la
mia Chiesa. Supplica per il bene delle persone
presenti e per tutti i tuoi cari. Ecco, ora, l’assemblea
è immersa in un profondo silenzio. Nell’attesa
del miracolo, il mondo stesso sembra aver
cessato di respirare. In questo istante,
rinuncia di nuovo a te stesso, perditi in me
come la goccia d’acqua nel vino. Non
desiderare nient’altro che quel che io
desidero. Ecco
infine il momento che supera tutti gli altri:
che non è più della terra. Il
sacerdote, sia egli buono o cattivo, compie un
miracolo ben più grande della resurrezione di
Lazzaro. Egli
pronunzia le mie parole. Ed eccomi: sono
presente. Sono presente come Dio e sono
presente come Uomo; come Vittima del Padre mio
e come tuo cibo. Quell’ostia
che è stata elevata, quell’ostia che il
sacerdote, tu ed io offriamo insieme: quell’ostia
sono io. Ma
(devi crederlo profondamente: non l’ho detto
io?) giacché tu sei un altro te stesso e
giacché tu sei uno con me nel mio Corpo
Mistico, quell’ostia, in maniera mistica, ma
ben reale, sei anche tu!
Sappi
ancora, figlio mio: Quando
il sacerdote eleva il calice del mio sangue,
egli eleva nello stesso tempo la tua vita e la
tua volontà; infatti, un istante prima, in
questo calice egli ha versato una goccia d’acqua
che s’è perduta nel vino ed è divenuta mio
sangue redentore. Per
un atto della tua volontà, la tua vita è
stata immersa nel calice del mio sangue. Ora
è un’offerta dinanzi alla quale Dio non
potrebbe resistere; infatti come potrebbe il
padre mio resistere a me? Poiché la tua vita
è perduta misticamente nella mia, nel calice,
tu hai il diritto, per così dire, di mettere
un dito al bordo del calice ed inclinarlo,
leggermente, affinchè una goccia del sangue
che tutto purifica possa cadere sui peccati
degli uomini e cancellarli come se non fossero
mai esistiti: i tuoi peccati, quelli della tua
famiglia e dei tuoi amici; sì, quelli della
tua parrocchia, della tua comunità, della tua
nazione, del mondo intero. In
quel momento la tua anima è traboccante di
grazia! Tu sei allora in grado di fare tutto
quello di cui tu hai bisogno per raggiungere
la perfezione. Tu hai dischiuso la porta che
ti conduce ai tesori del padre mio. Il tuo
spirito illuminato e la tua volontà
fortificata. Tu sei convinto e, per
conseguenza, attirato a fare la mia volontà
in tutte le cose. Tu ricevi il coraggio e la
perseveranza. Una parte delle pene temporali
dovuta ai tuoi peccati, dei quali ti penti (e
come potresti non pentirtene?), ti viene
rimessa. E questo vale solo per i tuoi
peccati, ma anche per la pena temporale dovuta
ai peccati degli altri: vivi e defunti.
Tu
sai che la Messa sarebbe incompleta se il
sacerdote si fermasse alla consacrazione. Egli
deve terminarla. Così è della tua Messa che
rimane incompiuta, se tu non la vivi. Mi hai
consacrato tutto nell’offerta delle tue
gioie e delle tu pene: ora desidero che tu
continui ad offrirti. Rinnova consapevolmente
la tua offerta in parecchie riprese durante la
giornata; quando sei contento, quando sei
deluso o disorientato, stanco o sofferente.
Ecco
qual’è la differenza fra la Messa e la
croce: la tua offerta personale. La
differenza fra la Messa di oggi e quella di
domani è questa: ogni giorno hai qualcosa di
nuovo da offrire. Infine,
fà della tua Messa la preparazione al tuo
proprio grande sacrificio, la tua morte.
Proprio come durante tutta la mia vita ho
offerto al Padre la mia passione e la mia
futura morte, così tu devi offrirmi tutti i
sacrifici, ivi compreso l’ultimo istante
della tua vita. "Tutto
è compiuto, Padre, nelle tue mani raccomando
lo spirito mio!". Con
queste parole ho concluso tutte le azioni, i
pensieri, le parole e le preghiere della mia
vita. Io ho affidato tutto a Lui. Tutto era
compiuto: il riscatto pagato, i prigionieri
liberati, il cielo aperto. Così come tutta la
mia vita si compendiò in quest’atto di
unione, così sia per te nelle Messa. Fa
questo e sarai certamente soddisfatto dell’abbondanza
della mia grazia. Io ti faccio dissetare al
torrente delle mie delizie. Io sono infatti la
sorgente della vita che zampilla senza posa
nella Messa e nell’Eucaristia. |
ORA
DI ADORAZIONE 9-VII-2003
Queste
ore di adorazione, Signore, vogliono essere incontri
di intimità con Te. Talvolta ci riusciamo. Ma noi
vorremmo che diventassero durature, che Tu fossi in
noi tutte le ore della giornata, anche della notte,
sempre, in ogni istante. Pare che la tua amicizia,
il tuo vivere, non è ben radicato in noi.
- Come dare, allora, carattere di inalterabilità,
di continuità, di stabilità al nostro amore, alla
nostra unione con Te? - Parlaci, Signore, noi ti
ascoltiamo.
Figliuoli
miei, ora vi voglio dire con semplicità alcune
verità stupende che seppure conosciute da voi, non
hanno affondate le radici nei vostri cuori. Io
formo, con la mia Chiesa, un Corpo mistico che, come
ha ben detto S. Agostino, è il Cristo totale. Tu
non puoi comprendere questo mistero né spiegarlo
con parole umane. Puoi coglierne il significato solo
per via di analogie. Il
tuo corpo è formato da membra, tuttavia è uno. Tu
hai una testa, una bocca, un naso, degli occhi,
delle orecchie, delle braccia, delle gambe, delle
mani e dei piedi. Tutte queste membra e questi
organi, compiono delle funzioni differenti e formano
un solo corpo, animato da una sola anima. Se il tuo
occhio è sofferente, tutto il tuo corpo è malato.
Se il tuo appetito è soddisfatto, tutto il tuo
corpo ne risente il godimento. - In un certo senso,
come il tuo corpo è un tutto formato da parecchie
membra, così il mio Corpo mistico è formato da
parecchie membra, aventi ciascuno la sua funzione,
ed è unico. Io sono la testa di questo corpo; lo
Spirito Santo ne è l’anima, ed i fedeli della mia
Chiesa ne sono le membra vive.
Come
la linfa dell’albero circola anche nei rami, così
la mia vita circola in te. Come parecchi grani di
frumento uniti insieme formano un solo pane e
parecchie gocce d’acqua riunite formano il mare,
così gli individui, nella mia Chiesa, sono
incorporati in un solo Corpo mistico, che sono io
stesso. Ecco
perché Paolo ha potuto scrivere:"Dunque non
sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in
me". E’ per questo che gli ho detto:
"Saul, Saul, perchè mi perseguiti?" ,
mentre perseguitava le membra della mia Chiesa. Come
membro del mio Corpo mistico, tu sei uno con me. Tu
vivi in me e io in te. Tu dimori nel Padre e Lui in
te; tu abiti nello Spirito Santo e Lui in te. Tu
stai nella Trinità e la Trinità è in te. Io
sono proprio io e tu sei proprio tu, cioè persone
distinte e separate, tuttavia noi siamo uno. Tale è
la tua dignità, o cristiano! Come
può avvenire questo? E che cosa significa? Questo
non significa che tu sei Dio. Nè tu nè alcun altro
membro della mia Chiesa può trascendere lo stato di
creatura a causa di questa unione. Questo non
significa che tu sei unito al mio corpo umano in
maniera da formare una nuova persona fisica. Il mio
Corpo mistico non è un corpo fisico. Questo non
significa che tu perdi la tua propria personalità,
la tua volontà libera, la responsabilità dei. tuoi
pensieri, delle tue parole e delle tue azioni.- Come
membra del mio Corpo mistico tu sei più intimamente
unito a me di quanto lo eri a tua madre, quando ella
ti portava in seno. Ed io ti sono più intimamente
unito di quanto lo ero a mia madre, nell’ordine
naturale, allorché ero nel suo seno. Tu
devi capire che questa unità è di ordine
soprannaturale. Tu possiedi una doppia vita:
naturale e soprannaturale; la vita di un animale
ragionevole e la vita divina di Dio. Poiché
il mio Corpo mistico è nell’ordine
soprannaturale, esso non è contenuto né nello
spazio, né nel tempo. E questo rende possibile le
meravigliose verità che hanno cambiato interamente
il tuo destino. Poiché
il mio Corpo mistico non è sottomesso al tempo, mi
è stato possibile morire per i tuoi peccati prima
che tu li connettessi. In un certo senso, ho potuto
vivere la tua vita prima che tu fossi concepito.
Poiché il mio Corpo mistico non è circoscritto
nello spazio, posso includervi tutti i cristiani
nello stesso tempo. Come
uomo ho goduto della visione beatifica dall'istante
in cui mia madre mi ha concepito. Attraverso questa
visione io ho avuto sempre, senza interruzione,
davanti a me, tutte le membra del mio Corpo mistico.
Non ho mai cessato di amarle. Nel tempio del corpo
di mia madre, nella bottega di Nazareth, sulle
strade della Palestina, sulla croce, nell’eterna
gloria del Padre mio, tu eri presente al mio
spirito, tu e tutte le membra della mia Chiesa, e
con una chiarezza e un amore immensamente superiore
all’amore di una madre per il suo bimbo, superiore
persino all’amore di mia madre per me. Puoi
ora cominciare, sia pure debolmente a comprendere la
sublime verità del mio Corpo mistico? Poiché ti ho
conservato in ogni tempo sotto il mio sguardo e nel
mio amore, ogni istante della mia vita è legata ad
ogni istante della tua. L’essenziale della mia
vita è, in un certo senso, a tua disposizione in
ciascun istante della tua. Sono sempre pronto a
correggere tutto ciò che è falso. Tu non hai che
da unire la tua volontà alla mia per unire la tua
vita alla mia. Ogni secondo è per te una nuova
occasione di perdere il tuo nulla nel mio tutto.
Ecco
tutto ciò che significa appartenere al mio Corpo
mistico. Sebbene la nostra unione non sia di ordine
fisico, attraverso questa unione mistica, noi siamo
più sicuramente uno che non lo siano la tua mano,
il tuo piede, il tuo braccio o la tua gamba con
tutto il tuo corpo. Noi siamo un vero organismo, un
vero Corpo mistico e questo corpo sono io stesso. E
quando dopo tutto questo, se aggiungi che qui nell’Eucaristia
puoi toccarmi fisicamente, parlare, mangiare,
sfogarti, mi dici che cosa potevo fare di più per
tuo amore? Signore,quanto
ci hai detto ci fa pensare al valore immenso della
dignità del cristiano, e ciò da quando ti sei
benignato di chiamarci alla tua intimità. Si,la
tua unione con me divenne attuale nel momento in cui
tu ricevesti la fede e fosti battezzato. Nel momento
in cui sulla tua testa scorse l’acqua
purificatrice e vennero pronunciate le parole
vivificanti, la mia vita impregnò la tua anima.
Possedendo la mia vita, tu vivevi in me e io in te.
Immediatamente il Padre mio ti accettò come suo
figlio adottivo, costituendoti, insieme con me,
coerede del regno dei cieli. Da quel momento tu
divenisti uno con me; la mia crocifissione divenne
la tua; la mia morte sulla croce, la tua; il mio
diritto al cielo, il tuo. Al
momento del tuo battesimo e della tua fede in me, tu
divenisti partecipe della mia riparazione
esattamente come se fossi morto tu stesso in
riparazione. Ed è così, perchè la grazia che mi
è stata donata non è stata donata come ad un
individuo, me come al capo della Chiesa, affinchè
questa grazia scorra da me in tutte le membra. Tutto
ciò che io ho fatto è tuo, come se l’avessi
fatto tu stesso. Per
il fatto che tu godi di quest’unione con me, io ho
potuto riparare per il peccato originale e anche per
tutti i peccati personali. E continuo a riparare i
tuoi peccati nella Messa con la rinnovazione della
mia morte sulla croce. Anche tu puoi riparare per i
tuoi e altrui peccati offrendoti con me, non solo
nella Messa, ma in tutti i tuoi pensieri e le tue
azioni. Tu hai il potere di essere come me
corredentore del genere umano. Offrendo te stesso,
tu sei in certo senso tutta l’umanità che si
offre in sacrificio, tutta l’umanità che ripara.
Lascia
che ti spieghi ancora questa verità viva. Quando mi
sono offerto sulla croce,non ero solo io, Gesù, il
Figlio di Dio e di Maria, che riparavo; io ero con
te che facevo ammenda onorevole. Nella
Messa io sono ancora te che glorifica, loda e
ringrazia il Padre. Io ti santifico in me, perchè
tu mi sei misticamente unito. Tu sei nel mio corpo
mistico. Renditi
conto della tua dignità. Io condivido la tua natura
umana, e tu partecipi alla mia natura divina. Sei un
essere umano, tuttavia un Dio abita in te. Tu sei
mortale eppure partecipi alla vita eterna. Tu sei te
stesso ed io sono me stesso, eppure noi siamo
misticamente uno. Comprendi
quali sono le tue responsabilità. La tua natura è
stata trasformata elevata ad un ordine superiore. La
tua vita non può rimanere più a lungo naturale tu
vivi ora a un livello soprannaturale, membro del mio
Corpo mistico. Il principio fondamentale dell’unione
al mio Corpo mistico è fare la mia volontà, che è
quella del Padre mio. Ogni atto di conformità alla
mia volontà è un atto di unione con me, una
COMUNIONE. Ogni atto di ribellione alla mia volontà
è il rinnegamento di tale unione con me, un atto di
disunione. Se quest’atto di disunione è grave,
consapevole e volontario, allora tu distruggi con
esso la tua vita soprannaturale. Tu non ti separi
dal Corpo mistico finché conservi la tua fede in
me, ma sei morto, sei un membro senza la vita del
mio corpo, simile a un ramo morto d’un albero o
alla cellula cancerosa d’un corpo umano. Non
permettere mai che avvenga questo. E’ una
indescrivibile sciagura. Comprendi
ora perchè l’unione della vita divina è molto
più grande di quella della vita umana? Vedi
come avviene che, soprannaturalmente, tu sei unito
più intimamente di come mia madre stessa sia stata
umanamente unita a me? Ti rendi conto che tutti gli
uomini che possiedono la vita divina sono più uniti
gli uni agli altri, qualunque sia il loro colore o
la loro razza, di come lo sono i congiunti secondo
la natura umana? Sai
che cosa volevo far intendere al nostro primo
incontro, quando ho detto: "Colui
che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,
questi è mio fratello, mia sorella, mia
madre"? Tutto
questo è compreso implicitamente nella preghiera
che ho rivolto per te al Padre, la vigilia, della
mia morte: la preghiera dell’unità, che faresti
molto bene a rileggertela a casa e meditarla. La
troverai in Gv. 17,20 — 26. Io
voglio che tutti gli uomini siano uno. Il Padre, il
Figlio e lo Spirito S. sono tre, eppure noi siamo
uno. Tutto è comune fra di noi. Così, tu devi
essere uno in noi, proprio come noi siamo Uno.
Ecco
a quale dignità ti ho elevato.
Cristiano,figlio
mio,riconosci la tua dignità!
ORA DI ADORAZIONE 23—VI—2003
Per anni e anni, per decenni, una grande folla si è accalcata sin dalle prime ore del mattino, quand’era ancora buio, anche sotto la pioggia, davanti alla porta della chiesa di uno sperduto convento di frati, per accaparrarsi,all’apertura di essa,un buon posto davanti all’altare, dove un umile frate cappuccino avrebbe celebrato la S. Messa. Da allora, oggi, domani, si parlerà sempre della Messa di S. Pio da Pietrelcina. Perchè? Cosa c’era di tanto attraente e straordinario in quella Messa? Era una vera, santa Messa. Ecco la risposta. Ora noi ti chiediamo, Signore, che Tu, quale divino Maestro, ci spieghi qual’è la vera Messa, quella che tu hai istituita, vissuta, eternata, e che tanto desideri sia vissuta anche da noi, quale partecipazione intima al tuo divin Sacrificio. E’ una grande grazia che ti chiediamo. Parla, Signore, noi siamo qui ad ascoltarti. Mio caro amico, prima della mia agonia nel Getsemani, ho detto al Padre mio: Né soltanto per questi (i miei apostoli) prego; ma prego anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola". Pensavo a te. Sulla croce ho pregato di nuovo: "Padre, perdona loro...". E tu eri nel mio pensiero. Io penso ancora a te e prego per te, proprio nel medesimo modo,in ogni Messa. Il tuo Dio prega per te. Che cosa potresti desiderare di più? La Messa è un atto di adorazione perfetta. Prima della mia venuta sulla terra, non un uomo, non una donna, neppure mia madre potevano offrire alla Trinità un culto perfetto. Ora, tu puoi far salire al cielo un omaggio perfetto ogni volta che viene celebrata la Messa. Che cosa è un’adorazione perfetta? E’ la rinnovazione del mio sacrificio sul Calvario. Ricorda la mia passione. Rivivi la mia agonia nel Getsemani; richiama alla tua mente il profondo disprezzo col quale le mie creature mi sputavano in viso; lascia che la tua carne frema sotto i colpi di frusta; trasporta la pesante croce fra le orde scatenate; lasciati inchiodare sopra di essa e sospendere fino al momento in cui la morte misericordiosa porrà fine ai tuoi dolori. Ecco la Messa! La Messa, tuttavia, è molto più di questo. Altri uomini sono stati crocifissi e le loro croci non furono degli altari da cui saliva un’adorazione perfetta, la loro morte non era la Messa. La Messa è più che la sofferenza. Essa consiste essenzialmente nell’unione della volontà umana dell’Uomo—Dio alla divina volontà del Padre suo. Senza l’offerta della mia volontà avrei potuto essere sospeso per sempre alla croce senza che ci fosse né adorazione perfetta, na redenzione dell’umanità, na Messa. La Messa è l’offerta completa della mia volontà al Padre mio fino alla morte. E' il dono della mia vita intera con la croce come punto culminante. Il Calvario fu l’atto supremo del sacrificio a causa dei tormenti che sopportai a causa dell'amore con il quale li soffrii e per il fatto che colui il quale si offriva era lui stesso Dio. Tale offerta d’amore, tale suprema adorazione,la rinnovo in maniera incruenta ogni volta che viene celebrata la Messa. Cominci ora a comprendere un po’ meglio quanto perfettamente la Messa glorifica Dio? Sull’altare, io presento me stesso al Padre mio per le mani del Sacerdote, la stessa adorazione, la stessa riparazione, le stesse azioni di grazie, le stesse domande e lo stesso amore che gli ho donato sulla croce. Io mi abbandono interamente alla sua volontà. Giacché, come uomo, sono il punto culminante della creazione, la più perfetta delle creature, l’umanità introdotta nella Trinità stessa, e giacché unisco interamente la mia volontà alla sua, io do una testimonianza perfetta che Dio è il padrone supremo e che tutta la creazione gli è interamente sottomessa: ecco l’adorazione. Signore, divino nostro Maestro, dopo queste tue prime parole con le quali, ci hai aperto uno spiraglio di luce nella comprensione della S.Messa, noi ci accorgiamo di essere colpevolmente inavveduti allorché ci incamminiamo per venire alla Messa. Dovremmo avere le stesse disposizioni che avevano le pie donne salendo il Calvario, e portare i nostri sacrifici quotidiani per unirli al tuo Sacrificio. Invece... Si, figli miei, io sono contento di vedervi e di accogliere - benché pochi - tutti i vostri sacrifici, e di unirli al mio Sacrificio, dal momento che io dono tutto me stesso in riparazione per tutti i peccati dell’umanità. Così la mia completa sottomissione alla volontà del Padre mio e a quanto egli permette, sottomissione che comprende quindi non solo quanto egli stabilisce ma anche quanto permette, io soddisfo per tutte le ribellioni degli uomini: questa è la riparazione. Io mi dono al Padre per lodarlo come il grande benefattore dell’umanità, e la lode che io offro vale quanto tutti i doni che egli ha diffuso: questa è l’azione di grazie. Io mi offro in riparazione, dicendo ancora una volta: "Padre, perdona loro, e non solo accorda il tuo perdono, ma effondi su di loro un torrente di grazie così che, sinceramente pentiti delle loro offese, siano purificati dai loro peccati e le loro anime divengano bianche come la neve". Io domando perdono per te! Chiedo al Padre di accettare la mia offerta come se fosse tua: il mio sangue come il tuo, il mio corpo come il tuo, la mia completa volontà come la tua; chiedo che la mia riparazione, la mia adorazione, le mie lodi, le mie domande e il mio amore ti siano computati come se fossero tuoi. Sulla croce e durante la Messa, la mia bocca diviene la tua e con essa tu lodi il Padre. Le mie mani forate dai chiodi, divengono le tue con le quali tu servi il Padre. I miei piedi, fissati sulla croce, divengono i tuoi con i quali tu cammini nelle vie del padre. Il mio cuore aperto dalla lancia, diviene il tuo, e attraverso di esso, silenziosamente, tu fai passare il tuo amore per il Padre. I miei pensieri sempre orientati verso il Padre, divengono i tuoi e per essi tu offri al Padre tutto il tuo essere. Mio altro me stesso, tu partecipi alla mia Messa. Tu partecipi ugualmente alle mie opere. Proprio come io ho portato sulle mie spalle non solo la croce, ma i peccati del mondo intero, anche tu, nella misura in cui io lo permetto, porti i peccati dell’umanità passata, presente e futura. Anche tu hai il potere di acquistare la salvezza del mondo. Sei incaricato anche tu della redenzione delle anime. Tu adori per coloro che non adorano, per coloro che adorano raramente, per coloro che adorano con indifferenza. Tu rendi azioni di grazie per gli altri; ringraziamento ed amore; riparazione e supplica. Quanti dipendono da te! Quanti peccatori, increduli, empi e indifferenti hanno bisogno della grazia delle tue Messe! Quante anime del Purgatorio reclamano il tuo aiuto! Tu hai nelle tue mani la possibilità di provvedere all’energia spirituale di tutta la mia Chiesa. Per quanto tu sia indigente per te stesso, tutto quel che io posseggo è tuo. Una Messa devotamente offerta in unione totale e perfetta con me può fare più del necessario. Una tale Messa fa più per la pace e la felicità sulla terra che tutte le conferenze di tutti i capi del mondo, dall’inizio dei tempi. Mio altro me stesso, ama la Messa, perchè è questa che porta la salvezza al mondo.
ORA DI ADORAZIONE 14—V—2003
Signore, come sono belli i tuoi tabernacoli; com’è dolce stare con te! Purtroppo il lavoro quotidiano ci porta altrove, e spesso anche il cuore se ne allontana. Insegnaci, Signore, a rimanere nella tua intimità senza distoglierci. Noi siamo qui ad ascoltarti. Parlaci, Signore. Figliuoli: avete mai letto dalla S. Scrittura il libro di Tobia? In tre quarti d’ora potete leggerlo tutto e gustarlo. In esso, il mio arcangelo Raffaele, prima di tornare in cielo, raccomanda a Tobia e ai suoi familiari:"Servite Dio sinceramente,e fate quello che è gradito agli occhi suoi". Io desidero che i tuoi giorni siano pieni della gioia e della pace che ti ho lasciata in eredità. - Tuo unico pensiero deve essere quello di fare la mia volontà, momento per momento, nei compiti e nelle circostanze che incombono su di te. - Fai questo e tutto il resto seguirà il mio piano divino per la tua felicità di oggi, di tutti i giorni, di tutta l’eternità. Non ti lasciare prendere troppo dal successo del lavoro quotidiano. Non temere l’insuccesso. Molto spesso tu abbandoni i tuoi doveri perché temi di non compierli alla perfezione. - Domandati: "Che cosa desidera il mio Dio?". E allora fallo esattamente. Non rimandare il tuo lavoro da un giorno all’altro. Non ti dico di agire precipitosamente, ma tu conosci da te la differenza fra il prepararsi ed il mettere da parte la cosa. Agostino, uno dei miei Santi, ha detto: "Dio ci ha promesso il perdono dei nostri peccati; non ha promesso l’avvenire ai nostri indugi". Non desiderare di fare altri lavori se non quelli prescritti dal tuo dovere del momento presente. Dimmi:"Mio Dio, io voglio eseguire questo lavoro, giacché esso è l’espressione della tua volontà su di me in questo momento". Intraprendi le opere che, senza il mio amore, non oseresti compiere. Ti donerò la grazia di ricordare che non è necessario affrettarti, di seguire un orario. Ti aiuterò a sorridere e ad essere sereno. Lavora con calma e con pace, compiendo tutto quel che potrai, poi fermandoti quando sarai stanco e inefficiente. Abitualmente non voglio che tu lavori fino ad essere sovraccarico e spossato. Lavora con attenzione e diligenza, ma senza tormentarti ed angustiarti. Magari rivolgendo a me nel tabernacolo, di tanto in tanto, un pensiero d’amore. Tu puoi essere attento e applicato pur rimanendo tranquillo e sereno. Ma non puoi essere in pace e lavorare bene quando ti poni al tuo lavoro con animo inquieto ed agitato. Non ti ricordi che ho ripreso Marta, in casa sua, a
Betania, perchè ella si turbava per molte cose? Non l’ho rimproverata perché ella era occupata o applicata al suo lavoro, ma perché ella era agitata. Non lasciarti mai turbare. Vorrei che tu eseguissi i tuoi compiti quotidiani senza ansia febbrile e veramente a bell’agio. Compili pacificamente, uno alla volta, senza cercare di far tutto nel medesimo tempo. Io ho creato i giorni di 24 ore, con un tempo per lavorare ed un tempo per riposarsi. Il giorno è sufficientemente lungo perché tu compia quanto mi attendo da te ,purché tu segua un certo programma di vita e cerchi solo la mia volontà. Devi maneggiare con una mano i beni di questo mondo, e con l’altra stringi fortemente la mano del Padre tuo che è nei cieli, rivolgendoti a Lui di tanto in tanto, per vedere se le occupazioni o i tuoi atti gli sono graditi. Così Dio lavorerà con te, in te e per te, e ne sarai consolato. Pur lavorando coscienziosamente però, tu non riuscirai sempre bene. I tuoi migliori sforzi non incontreranno sempre l’approvazione di tutti. Tuttavia non lasciarti abbattere. Offrimi la tua naturale delusione. Dimmi che poiché questa delusione ti capita col mio permesso, non vorresti che fosse altrimenti; dimmi che tu la vuoi. Nell’offrirmi la tua delusione, questa produrrà l’effetto di un antisettico posto su di una ferita: brucia: ma è indispensabile alla guarigione. Compi perfettamente il tue dovere di ogni istante per amore del Padre mio, dello Spirito Santo e per me. Non farlo a metà, ripromettendoti di fare alla perfezione quello di domani o dell’ora seguente. Adempi perfettamente la tua azione per quanto ti è possibile, come un atto di puro amore per la Trinità. La più grande lode che tu possa indirizzarmi, guidando l’auto, facendo una passeggiata, preparando un pasto, studiando una lezione, subendo una cattiva accoglienza o godendo di un divertimento, consiste nel darti completamente a questa occupazione, perchè è quella che, in quel dato momento, io voglio che tu compia. Si, andare a letto la sera, anche se preferiresti vegliare, perchè tale è la mia volontà, e unicamente per amore, questo val di più che una notte di veglia e di preghiera in cui ti affaticheresti tanto da non poter compiere perfettamente il tuo lavoro l’indomani. Ecco come potrai essere quel che io desidero in tutte le occupazioni quotidiane. Al mattino fa un atto di abbandono totale, di confidenza completa per tutti gli avvenimenti della giornata, che accadranno solamente col mio permesso. Richiama alla mente il pensiero che ogni istante è un SACRAMENTO; ogni evento una manifestazione di grazia. Durante il giorno rinnova frequentemente quest’atto di abbandono: una sola parola,uno sguardo verso di me,un rivolgerti al tabernacolo più vicino da dove io ti seguo, sono sufficienti. Prendi la risoluzione di non affrettarti nelle tue azioni. Prendi la risoluzione di fare ogni cosa con calma, con perseveranza, senza irritarti, senza preoccuparti troppo di quel che pensano gli altri. FA’ UNA COSA ALLA VOLTA. E fa', ogni cosa, per quanto ti è possibile, unicamente per me.
Agisci così e sarai quel che io desidero.
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