In Padre Pio, sin da piccolo, notiamo due orientamenti distinti e paralleli: uno
caratteriale e ambientale, l'altro spirituale e mistico.
Quel pastorello che fa alla lotta con i compagni, che vuol assaporare il sigaro
toscano, che si arrampica sugli alberi, è il medesimo ragazzo che starebbe
dalla mattina alla sera in chiesa e che all'età di 5 anni sperimentò le prime
estasi. Per poter pregare senza essere disturbato, il piccolo Francesco si
ritira in una stanzetta sopraelevata nella cui prossimità un albero di fichi
stendeva i suoi rami.
" Lassù il piccolo Francesco ha stabilito il suo quartier generale di preghiera
e di penitenza. Quando egli sale al suo romitorio, spesso allunga la manina per
cogliere uno dei gustosi frutti. E' una lieve sfumatura che mostra come questo
fanciullo, pur recandosi al luogo dell'isolamento, della penitenza e del
raccoglimento in Dio, nulla perde della sua umanità e della sua freschezza
giovanile".
Un giorno mamma Peppa e Francesco passarono vicino ad un bel campo di rape e la
madre disse: "E' peccato!". Alla mamma non rimase altro da fare che, invece
delle rape, ingoiare l'osservazione del figlio.
Un altro giorno, mentre andavano ancor insieme per la campagna, videro un
bell'albero di fichi. Andare sotto l'albero e cominciare a mangiarne fu
tutt'uno. E la mamma : " Ma come, mangiare le rape è peccato e i fichi no?".
Come tutta la gente dei campi, zi' Orazio ogni mattina, di buon'ora, sellava
l'asino e, montatovi sopra, si avviava verso la campagna, badando che la
capretta fosse ben legata al basto. La strada che la famiglia Forgiane doveva
battere era una mulattiera aspra ed in discesa fin quando non ci si imbatteva
in un fossato, quasi sempre asciutto. Passato il ponticello di legno, si
risaliva il pendio opposto. A questa strada e a questo ponticello sono legati
alcuni episodi che Padre Pio raccontava volentieri, rievocando gli anni della
fanciullezza. Mamma Peppa - racconta Padre Pio - una sera tornò dalla campagna
al paese per ammassare il pane e lasciò in mia custodia le sorelle, con
l'ordine di tornare di buon mattino il giorno seguente. Era ancora buio e,
sellato l'asinello, partii per il paese, fischiando e canterellando per darmi
coraggio e tenermi compagnia. Arrivato ad un ruscello, dove si scende e poi si
sale, in alto sulla strada vedo una grande ombra che si muove. Allora mi passò
la voglia di cantare e di zufolare. Mi fermo assieme alla paura, poi mi fò
coraggio, lego la cavezza dell'asinello ad un albero ed a passi lenti mi avanzo
verso l'ignoto ostacolo. Cos'era? L'ombra di un grande albero. La paura molte
volte è fatta di niente, però le gambe tremano lo stesso". In uno dei non rari
momenti confidenziali Padre Pio racconta la conoscenza personale con il sigaro.
Un giorno, parlando sui fumatori, padre Raffaele da Sant'Elia a Pianisi,
domandò Padre Pio se avesse mai fumato in vita sua ed egli rispose: " Potevo
avere un dieci anni, quando un giorno a Piana Romana, mi chiamò lo zio
Pellegrino e disse: Francì, tu hai il piede leggero; questi sono i soldi e và
in paese a comprarmi un sigaro toscano e un pacchetto di ricciarelli
(fiammiferi); subito eh!...'.
Francesco subito partì; ma, al ritorno, arrivato al piccolo torrente , si fermò
e, seduto su una pietra, disse tra sé: " Vediamo di che sa questo fumo". Prese
un fiammifero, accese il sigaro e, come fece la prima boccata (non l'avesse mai
fatta!)., gli si rivolta lo stomaco e cade. Gli sembrava che la terra girasse
sottosopra ed egli si trovò sbandato. Dopo un po' si riprese pian piano, tornò
alla masseria e, con grande ingenuità raccontò tutto allo zio Pellegrino.
Questi scoppiò a ridere per l'accaduto, ma il piccolo Francesco sapeva come lui
come aveva la testa, che gli girava ancora. Da allora in poi vi fu un muro tra
lui e il fumo".
Umanità e spiritualità Pagg. 42-43-44
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