Ora di adorazione 23/01/2005
Il " mistero nascosto nei secoli", ovvero la tua Incarnazione, Signore,
rivissuta nel tempo natalizio, vi ha fatto considerare come la cancellazione
dei nostri peccati non sia totalmente avvenuta, tanto amaro è il ricordo di
averti offeso. Perciò aspettiamo da Te una parola rassicurante, per sentirsci
realmente redenti, salvati, liberati. Ci rimettiamo al tuo ascolto.
Si figliuolo, il peccato commesso è un atto irrevocabilmente posto; né puoi far
sì che non sia esistito; è impossibile abolirlo.
Ma io che sono intelligente e clemente, desidero perdonarti, e attendo con
sollecitudine il ritorno del ffigliuol prodigo. Il mio amore misericordioso ti
previene con la sua grazia - senza esservi obbligato per giustizia - affinché
vi pentiate e tornate a lui. " Non voglio la morete del peccatore, ma che si
converta e viva". Io manifesto la mia onnipotenza con la mia misericordia e la
mia indulgenza, perché l'avere una così grande misericordia è una proprietà
tutta divina. Di fronte alla miseria, la bontà diventa misericordia. Se le tue
miserie sono innumerevoli, la mia misericordia è infinita. Tu sei debitore
verso di me al punto da non poter evitare completamente il peccato veniale
senza un mio privilegio particolare, ma la tua miseria attira la misericordia
di Colui che conosce il fango di cui sei impastato.
La lode più grande che suona dinanzi a me, è quella che rende omaggio alla mia
misericordia. Lo dici tu sesso: "Tu ci hai riscattati, Signore,. Io canterò in
eterno la Misericordia del Signore".
La mia misericordia si è rivelata soprattutto nella mia Incarnazione, mi sono
abbassato fino alle tue miserie, alle tue sofferenze, alle tue tentazioni. Per
mio mezzo il Padre fa vedere che si interessa a tutto ciò che riguarda te, che
è pronto a venire in tuo soccorso. Leggi il Vangelo, sarai colpito dalla mia
straordinaria misericordia, che tu chiami e in realtà sono il tuo Salvatore.
La mia compassione, la mia pietà verso i mali del corpo sono l'indice della mia
misericordia per i mali dell'anima. Perché temi? Non conosco forse io le
infermità della natura umana, e per conseguenza non avrei pietà dei miei
compagni di viaggio? Anche la fatica fisica, l'accasciamento, la tristezza, lo
spavento sono stati da me condivisi; possibile io stesso, so compatire alle tue
sofferenze, so essere indulgente al tuo smarrimento e alle tue debolezze.
Si può e si deve riparare alle proprie colpe. Per far ciò è necessario un
movimento della volontà contrario al movimento inverso che ci riconduce
indietro. Bisogna ritornare a me, perché col peccato ti allontanasti da me, e
per questo occorre una testimonianza di amore e di obbedienza; ciò è implicato
nel rimpianto, nel pentimento, nella detestazione e nell'odio del peccato.
Figlio mio, quando hai commesso qualche atto di debolezza, qualche colpa, ti
senti spesso abbattuto, scoraggiato. No, anche se fossi caduto per la millesima
volta non devi turbarti. Senza dubbio devi pentirti sinceramente delle tue
colpe, e non devi allontanarne subito il pensiero; devi riflettere quanto sei
ancora lontano dalla vera virtù. Vieni qui da me, davanti al tabernacolo, e ti
aiuterò a riflettere quanto sarebbe stato poi così difficile evitare questo
traviamento, se fossi stato più attento, più raccolto, più umile.
Sappi riconoscere la tua miseria; sappi sopportare le umiliazioni, gli affronti,
gli attriti che possono risultare dalla tua colpa. Pensa che la cosa è aggrvata
dal fatto che sei vanitoso , ti senti ferito nel tuo amor proprio. Pensa che la
cosa è aggravata dal fatto che sei vanitoso, ti senti ferito nel tuo amor
proprio. Pensa che hai disprezzato la mia bontà, la mia giustizia; poi domanda
perdono e prendi una risoluzione veramente sincera e virile di correggerti;
altrimenti diventerai presto vile, indifferente e pigro. - Ma tormentarti
eccessivamente è mancanza di umiltà; non devi meravigliarti troppo della tua
debolezza. Guarda le tue colpe con compassione più che con indignazione, con
umiltà più che con severità.
Sia lodato e ringraziato ogni momento..
Figlio mio, non tormentarti eccessivamente per le tue colpe. Sforzati di fare
perfettamente ciò che devi fare, e quando sarà fatto, non ci pensare più; ma io
ti indico ogni qual volta tu vieni qui a colloquiare con me, e non tormentarti.
Devi odiare i tuoi difetti, non di un odio dispettoso e turbato, ma con un odio
tranquillo e quieto; considerarli con pazienza e farli servire ad abbassarti
nella tua stima. Custodisci il tuo cuore pieno di un amore dolce, quieto e
pacifico. Rattristarsi per i propri difetti è aggiungere difetto a difetto.
Confermati nel santo timore di Dio, che non devi mai abbandonarti, ma deve
sussistere anche nel più perfetto amore.
Se senti di avere il cuore libero, sta in pace. Senza dubbio ti sfuggiranno
delle imperfezioni, farai dei passi falsi, chi sa che io non ti permetta forse
un giorno di commettere una colpa mortale addirittura! Non dovresti
scoraggiare, né stupirti eccessivamente della tua grande debolezza. Forse io
aspettavo questa occasione per ispirarti un sentimento profondo di umiltà -
poiché nulla abbassa come un'anima come il vero sentimento delle sue colpe - e
per prepararti a compatire un giorno più sinceramente le debolezze altrui.
L'imperfezione non ti sarà totalmente nociva, se dopo aver cominciato il tuo
viaggio, non ti guardi indietro, ma ti affretti verso quello che resta ancora
da compiere.
Se ti vengono riferite delle opinioni sfavorevoli sul tuo conto, esamina alla
mia luce se non hai da correggerti. Se non scopri nulla di difettoso,
rallegrati di poter soffrire qualche cosa per amor mio; se al contrario scopri
un fondamento di verità nelle voci che corrono a tuo riguardo, abbandona
risolutamente questa occasione pericolosa, cerca di correggerti di quel
difetto, e poco a poco le lingue malevolì taceranno. Se ti denigrano per una
cosa buona, lascia fare; la tua reputazione non potrà che guadagnarvi.
Ora di adorazione 23/11/2004
Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta.
Figliuoli miei, siamo giunti al termine dell’anno ascetico liturgico, e penso che anche voi abbiate fatto l’esame riassuntivo circa l’andamento della vostra anima, così come ogni azienda opera in chiusura annuale per poter programmare il lavoro del nuovo anno.
Abbiamo esaminato quanto col peccato si possa danneggiare o addirittura dare la morte all’anima, così come ogni azienda opera in chiusura annuale per poter programmare il lavoro del nuovo anno.
Ma questa vita superiore devi accrescerla e sviluppare: la mia vita deve diventare sempre più la tua vita. Il tuo ummo esteriore si corrompe ogni giorno, ma l’uomo interiore, l’uomo nuovo creato nella mia giustizia, si rinnova di giorno in giorno. Quaggiù questa vita è nascosta; ma all’ultimo giorno, quando io, tua vita, apparirò, apparirai anche tu nella gloria.
Allora il trionfo sulla morte sarà completo, sarai rivestito degli stessi privilegi, del medesimo splendore del mio corpo glorioso. Ma già fin d’ora, al vecchio uomo distrutto nelle acque battesimali, si è sostituito l’uomo nuovo, rigenerato. Il cristiano è una nuova creatura vivente di vita nuova. Distruggere o diminuire col peccato questa partecipazione alla vita superiore, alla mia vita di risorto, è mettersi in uno stato contro natura, è obbligarmi a portare delle membra morte. Rivestiti dunque dell’uomo nuovo creato secondo Dio nello spirito di adozione fliliale e di fiducia dilatante.
Credi che io ti circondo, ti perseguo col mio amore, con la mia misericordia. Dopo esserti purificato, le tue gioie riescono purificate, abbellite, risuscitate.
Anche nelle ore buie, custodisci sempre la tua volontà di gioia e di ottimismo; non l’ottimismo soddisfatto il quale crede che tutto è per il meglio nel migliore dei modi, ma l’ottimismo soprannaturale e virile. Abbi fiducia nella vita; combatti tutto ciò che ti porta ad essere scettico, deluso, stanco dell’esistenza. Gli avvenimenti esteriori sono fortunati o disgraziati secondo la qualità dell’anima che li esperimenta. Da parte tua devi contribuire al tuo bene; bisogna che tu sappia sorridere alla lotta e all’avversità, come alla prosperità. Ama immergerti in ciò che v’è di bello e di buono nella vita; fuggi tutto quanto è malsano, demoralizzante; ama il lavoro, sii generoso e buono; così potrai ogni giorno più guardare la vita con fiducia, con serenità e con gioia. La coscienza della tua condizione di risuscitato ridesti e rianimi in te l’amore e il valore della vità, l’entusiasmo per tutto ciò che v’è di grande e di nobile!
Con la prima domenica di Avvento, ovvero dell’anno ascetico-liturgico, tutto deve essere nuovo. La tua anima deve essere un Cenacolo. Il primo Cenacolo, quello di Gerusalemme, volli che fosse non solamente una sala pulita, ma anche adorna.
Certamente una stanza vuota può essere la più pulita, ma non la più bella; sarà anche la più bella quando da più pulita diventerà la più adornata.
La grazia santificante che tu ricevi con la Confessione e con la Comunione, senza dubbio purifica l’anima togliendo da lei tutto ciò che è indegno di me, e dandole bellezza generale. La bellezza particolare, varia, graduata, la ricevi dalle virtù: siano teologali, siano cardinali o morali.
Sono le virtù che compiono l’ornamento dell’anima, già abbellita dalla grazia santificante. E’ appunto questo corredo di sante virtù che si richiede del pari in un’anima che possa essere veramente eucaristica.
La grazia santificante fa dell’anima il tempio in cui io vivo; ma perché un edificio sia tempio di Dio, non bastano le sole mura, né sono sufficienti le sole pareti, nude e liscie, senz’altro. Molte cose ci vogliono perché un tempio possa essere mediocre casa del tuo Signore! Un’anima con la sola grazia santificante, senza l’ornamento delle cristiane virtù; un’anima cioè, di poca fede, di poca speranza, di poca carità; un’anima senza fervore alcuno, distratta , dissipata, colpita da tiepidezza; un’anima che fugge i peccati mortali, ma che commette ogni sorta di peccati veniali, anche deliberati, ecc. , quest’anima sarà senza dubbio mio tempio, perché arriva a conservare la grazia santificante; ma sarà un tempio squallido, nel quale io mi trovo a disagio!.
Figlio mio, anche nel senso eucaristico si può applicare la parabola del seminatore che uscì a seminare, e l’esito di questa sua seminagione fu relativa alla qualità del terreno su cui la semente cadde. Frumento eucaristico sono le sante Comunioni e le visite che mi vieni a fare in questo sacramento. Purtroppo anche da queste si possono raccogliere spine di irriverenza e di freddezza.
Il nuovo anno che ti si apre davanti, invece, deve essere un campo di lavoro per l’acquisto delle virtù: il seme dell’umiltà deve squarciare il tuo terreno e dal nascondimento del tuo IO, far spuntare la spiga piena di sole; il seme della carità dovrà produrre fervore eucaristico, apostolato fecondo, e tanto, tanto amore per quel Dio che col nuovo Avvento si prepara a rinascere ancora nel tuo cuore.
Figli miei, dal momento che siete venuti qui proprio nella settimana di silenzio, tra la festa in cui mi avete ancora acclamato Re del vostro cuore, e la Domenica prima quale capodanno della Chiesa, voglio aiutarvi a fare il resoconto annuale della vostra anima, richiamando alla vostra mente un solo concetto: il male del peccato.
La lotta che hai condotto e continuerai a condurre, deve essere prima di tutto contro il peccato; con il mio aiuto devi vincere il male per mantenerti nella vita divina.
Questa lotta deve essere alimentata dalla compunzione. Cos’è la compunzione? La compunzione è il rimpianto abituale di aver offeso Dio e il desiderio di riparare la colpa.
Cerca di unirti a me non solamente nell’amore del bene, ma anche nell’odio del male; sforzati di comprendere il male inerente al peccato e, ripensandone le conseguenze, desidera di preferire la morte piuttosto che commettere un peccato deliberato.
Fondata sul timore, tale disposizione è buona; ma è certo migliore, se fondata sull’amore e sulla pietà filiale.
Più l’amore cresce in un’anima, e più vi si sviluppa, necessariamente, anche l’odio del male.
Il peccato è il solo male che esista e possa esistere, il solo che non possa volgersi in bene… I castighi, conseguenza del peccato, possono cambiarsi in bene e non sono che un male relativo. – Il peccato è l’opposto del bene, come le tenebre sono l’opposto della luce.
Io, io che ti sto davanti, che ti guardo, e tu mi guardi, io solo sono il tuo vero Bene, la sola Vita, la sola Beatitudine, a darmi il loro amore. E le creature dimentiche del nulla della loro origine, si ripiegano su se stesse, volendo trovare in sé il loro fine e la loro beatitudine. Ma voltando le spalle alla Luce come potranno vedere? Come trovare la felicità nel nulla? Nella misura in cui si allontanano dal bene, esse si avvicinano al male. Non sono io che mi allontano, sono esse, siete voi, che mi respingete. Allora, poiché io, il Signore, sono immutabile ed essenzialmente opposto al male, la mia Verità si rifiuta di unirsi nell’amore ad un essere divenuto peccato.
L’uomo si serve di me, di Dio, di me che gli conservo l’esistenza, per ribellarsi contro di me; come un bambino che prendesse la mano di suo padre per colpirlo.
Io non mi sottraggo a questo sacrilego abuso, perché rispetto la libertà che io stesso ho dato alle creature.
Questo disordine è incompatibile con la vita della grazia, con l’amicizia divina. Il peccato la distrugge, spezza l’unione con me. Io ho sopportato tutte le umiliazioni, le fatiche e le sofferenze per ottenere l’unione con la tua anima; ti ho inviato lo Spirito Santo, ho istituito i Sacramenti.
Ora col peccato tu disprezzi quest’amore, ti allontani da me che sono il tuo vero e sommo Bene. Pensaci bene!
Il peccato veniale non distrugge completamente la tua unione con me, ma ne diminuisce la forza; è un indebolimento della volontà, un raffreddamento della carità. I peccati che ti sfuggono per inavvertenza, che provengono dal tuo temperamento, che piangi e ti sforzi di evitare, sono delle debolezze, delle infermità che ti vengono facilmente perdonate mediante gli atti di carità, la Confessione ben fatta e la santa Comunione.
Ma i peccati pienamente volontari o quelli che non cerchi di evitare perché sono divenuti abituali, sono un grave pericolo per l’anima tua, che si espone a perdere ben presto la vita della grazia cadendo nel peccato mortale. Il rimorso è soffocato, si crea l’abitudine, la sottomissione a Dio diminuisce, la vigilanza pure, le forze di resistenza diventano minime. Insensibilmente l’anima scivola verso il peccato mortale.
E che dire dei rapporti diretti con me, qui presente nell’Eucarestia?
“Molti sono i chiamati, ma poco gli eletti”. Quanti si accostano a me, ma la loro veste non è candida, non sono degni del banchetto celeste. Quanto languore di fede e di amore! Quante Comunioni sacrileghe perché non precedute dalla Confessione! Ricevi ogni giorno il mio Corpo e non raggiungi mai la perfezione cristiana? Ma da te io aspetto anche la perfezione eucaristica. Se tu sapessi quanta pena mi fai con la tua sciattoneria, la tua scompostezza nell’accostarsi talvolta al mio altare; lo stare in piedi o addirittura seduto persino al momento della consacrazione; nel tuo girovagare al “segno della pace”, nel chiacchierare nella mia casa che è casa di silenzio e di preghiera; nel mancato ringraziamento dopo la santa comunione e nel mancato apparecchio al tuo incontro con me.
Nonostante questo io ti amo e non ti abbandono. E sono sicuro che il rendiconto di fine anno liturgico-ascetico ti porterà a programmare un Avvento di forte ripresa, di rinnovato slancio eucaristico, proprio di quest’anno proclamato Anno Eucaristico.
|