Come ottenere ogni vittoria "La Vergine Maria sia dessa propriamente quella che
vi ottenga forza e coraggio a combattere la buona pugna" (Padre Pio)
a cura di Padre Stefano M. Manelli da Il settimanale di Padre Pio
Il segreto per vincere ogni battaglia ed ottenere ogni grazia, materiale e
spirituale, risiede nella confidenza in Maria Santissima, alla quale rivolgersi
attraverso la preghiera del Rosario.
Nella storia della Chiesa e dell'Europa fu celebre la battaglia navale di
Lepanto (nel 1571), nella quale si fronteggiarono le armate della mezzaluna e
le armate cristiane. Pur essendo superiori di forza e di numero, le armate
della mezzaluna furono sconfitte, e l'occidente fu salvo dall'invasione
islamica. Ma quale fu il segreto della vittoria cristiana? Fu la preghiera del
Santo Rosario. Il Papa san Pio V, infatti aveva promosso la crociata del
Rosario a sostegno delle armate cristiane nella battagia di Lepanto; e, dopo la
grande vittoria, donò alla Chiesa la festa della Madonna del Rosario (7
ottobre) in riconoscenza alla Regina delle Vittorie che aveva portato alla
vittoria i soldati cristiani, i quali affrontarono i nemici con la corona del
Rosario fra le mani. In quello storico evento, apparve davvero evidente che fu
la preghiera del Rosario a donare ai soldati cristiani "forza e coraggio a
combattere la nuova pugna" come si esprime Padre Pio. Quando le file di persone
si recavano da Padre Pio e raccomandavano a lui i dolori e i malanni, i
problemi e le sofferenze di ogni genere, per essere compresi e aiutati,
confortati e sostenuti nel difficile cammino della vita, il Santo non mancava
di indicare nell'Eucarestia e nel Rosario la sorgente di ogni grazia e
benedizione, di ogni aiuto e sostegno per tutti e per tutto. Egli era ben
sicuro che la Madonna delle Grazie, presente in modo particolare nel Santuario
a Lei dedicato sul Gargano, era la Mediatrice e Distributrice di tutte le
Grazie. E quando qualcuno, ricevuta la grazia, andava a ringraziare Padre Pio
che aveva pregato per lui, egli rispondeva: " Vai a ringraziare la Madonna!".
E' veramente difficile poter calcolare a quante famiglie, a quante coppie, a
quante persone, la Madonna abbia donato, tramite San Pio, "forza e coraggio a
combattere la buona pugna", permettendo loro di superare ostacoli e affrontare
pericoli, risolvendo problemi anche gravissimi. Questo insegnamento di PadrePio
è l'insegnamento perenne della Chiesa, che è valso, vale varrà sempre per ogni
uomo di ogni tempo e di ogni luogo. Così pregava, infatti, la Chiesa dei primi
secoli, ai tempi delle persecuzioni che insanguinarono la terra del sangue dei
martiri: "Sotto il tuo patrocinio troviamo rifugio Santa Madre di Dio".
A proposito di "Padre Pio, mistero eucaristico", due piccoli episodi ci rivelano
la passione divina di Padre Pio per la Comunione eucaristica. Una volta un suo
figlio spirituale accusò in Confessione al Padre di aver fatto due volte la
Comunione eucaristica nella stessa giornata per dimenticanza - a quei tempi era
consentito comunicarsi soltanto una volta al giorno -. Ma il Santo gli rispose
subito con un sorriso: " Beata dimenticanza!... Beata dimenticanza!...". In
un'altra occasione, una figlia spirituale, in Confessione, disse a Padre Pio,
con il vanto e la compiacenza di chi riteneva di fare una cosa davvero
eccezionale, che stava facendo la Santa Comunione ogni giorno. Quale meraviglia
quando si sentì rispondere dal Padre: "Figlia mia, se io potessi, farei dieci
Comunioni al giorno!", tanto ardeva di amore per Gesù Sacramentato e dal
desiderio di cibarsi delle sue Carni immacolate!
Per ben recitare il Santo Rosario
a cura di Padre Stefano M. Manelli da Il settimanale di Padre Pio
A chi non sa su cosa meditare durante la recita del Santo Rosario, Padre Pio
suggerisce di soffermarsi sulle parole dell'Ave Maria nella relazione che esse
hanno con il mistero che si contempla.
Non è rara questa domanda da parte di chi recita il Santo Rosario: "Nella recita
del Rosario su che cosa bisogna riflettere? Alle parole dell'Ave Maria o al
mistero che viene proposto alla contemplazione?". Se è importante la domanda,
ancora più importante è la risposta. Padre Pio risponde, come al solito, con la
semplicità e la luminosità che spiegano senza forzature. La sua risposta è
questa: nella recita del Santo Rosario anzitutto "l'attenzione deve essere
posta all'Ave"; e non può essere altrimenti, perché se sto recitando l'Ave
Maria è ovvio che debbo pensare alle parole che dico, le quali mi mettono a
colloquio diretto con la Madonna. L'incontro e il colloquio con la Madonna,
però, a Lei vedendola all'interno del mistero proposto alla contemplazione. La
Madonna, infatti, "in tutti i misteri era presente", dice Padre Pio, ed è a
Lei, come la vedo in quel preciso mistero proposto, che mi devo rivolgere
direttamente, incontrandola, parlandole e contemplandola. Se la Madonna, per
esemplificare, è presente ad Ayn-Karim, durante la visita a santa Elisabetta,
recitando il secondo mistero gaudioso, è a Lei che io mi rivolgo dicendo le Ave
Maria, contemplandola proprio lì, nella casa di Santa Elisabetta. E così di
seguito, per tutti gli altri misteri del Santo Rosario. Se vedo la Madonna
presente a Betlemme per la Nascita di Gesù (3° mistero gaudioso), o alle nozze
di Cana (2° mistero luminoso), o nel Cenacolo per la Pentecoste (3° mistero
glorioso), ovunque a Lei direttamente mi rivolgo recitando le Ave Maria e
contemplandola in ogni singolo mistero. Preghiera vocale e mentale, orazione e
meditazione, elevazione e contemplazione: tutto questo è il Santo Rosario
recitato con attenzione e devozione, e in esso mi incontro e mi rivolgo
direttamente alla Madonna contemplandola di mistero in mistero attraverso i
suoi "gaudi", le sue "luci", i suoi "dolori", le sue "glorie". Resta sempre
essenziale nel Rosario - ricordiamolo! - sia l'incontro personale, a tu per tu
con la Madonna, secondo le parole dell'Ave Maria, sia l'incontro con la Madonna
all'interno del mistero che si contempla, sforzandosi di parteciparvi "con
l'amore e il dolore" di Lei, come Lei e con Lei, come insegna Padre Pio.
Il primo passo per essere devoti della Madonna è quello di considerarla come
nostra vera Madre, donataci da Gesù sul Calvario, e come tale amarla,
comportandoci in modo tale da non contristarla mai. Tale amore, però, lungi dal
consistere in un vano e fatuo sentimentalismo, deve tradursi nella ricerca
della conformità al Volere divino. San Pio da Pietrelcina era devotissimo della
Madonna e pienamente consapevole dell'importanza della sua presenza nella vita
di ogni cristiano. Per questo cercava di inculcare la devozione a Maria
Santissima nelle anime che si rivolgevano a Lui. Achi, dunque, gli chiedeva di
insegnargli una scorciatoia per arrivare a Dio, rispondeva senza esitazione:"La
scorciatoia è la Vergine", lasciando chiaramente intendere che quella era la
Via Maestra da seguire. Ad una figlia spirituale che voleva sentirsi dire una
parola sulla Madonna, disse: "Devi pensare che Gesù, la fonte di acqua viva,
non può arrivare a noi senza un canale: il canale è Maria. Gesù non viene a noi
se non per mezzo della Vergine. Abbandoniamoci nelle mani della Madre Celeste,
se vogliamo trovare benessere e pace." Egli l'amava teneramente, come
testimoniano alcune espressioni con cui usava chiamarla o rivolgersi a Lei,
quali "Bella mammina.. cara mammina" Epist I, p356) ed altre ancora. Questo suo
ardente lo faceva bruciare dallo zelo di farla conoscere ed amare da tutti.
Quando un figlio spirituale, un giorno, si lasciò scappar:e : "Beato voi che
amate tanto la Madonna!" replicò: "Vorrei poterla amare quanto merita; ma
ricordati che tutti i santi e gli angeli insieme non possono degnamente amare e
lodar la Madre di Dio". A tal proposito giova ricordare quanto Padre Pio
scrisse a padre Agostino, suo direttore di spirito: "Vorrei avere una voce sì
forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna" Epist.I,
P.277). Seguiamo, dunque, l'esempio luminoso del nostro Santo, che seppe amare
ed imitare la Madonna, divenendo un vero gigante di santità, e facciamo nostra
l'esortazione fatta ad uno dei suoi figli: "Abbandonati nelle braccia della
Mamma Celeste. Lei penserà a custodire l'anima tua".
Ad un figlio spirituale che gli chiedeva: " Padre, ma devo essere sempre alle
prese col demonio e sempre combattere?", insegnava a perseverare nella "buona
battaglia", dicendo: "E non sai che dobbiamo combattere sempre? Hai capito?
Sempre per tutta la vita. Capisci?". E a chi gli chiedeva una parola
rispondeva: "Cammina, cammina, non ti arrestare mai nella corsa". Un'altra
volta gli fu domandato: "Padre, qual è la pena più grande del vostro cuore?". "
La perseveranza - disse -. Finchè si è in questo mondo si è sempre in pena!". E
a chi desiderava sapere come assicurarsi la perseveranza, consigliava: "Cammina
come hai sempre fatto. La perseveranza si acquista volta per volta, e bisogna
chiederla al Signore". Seguiamo anche noi il prezioso e saggio consiglio di
Padre Pio, chiedendo ogni giorno al Signore nelle nostre preghiere, per
intercessione del nostro Santo e della Madonna, la grazia di poter perseverare
nel bene fino alla morte per ottenere il premio della Vita eterna.
Il santo rosario, le grazie e la
pace
di padre Felix M. Dueiias
Per quanto riguarda l’urgenza di invocare da Dio il dono
della pace, il Papa, rievocando i suoi venerati predecessori,
afferma: All'inizio di un Millennio, che è cominciato con
le raccapriccianti scene dell'attentato dell’11 settembre
2001 e che registra ogni giorno in tante parti del mondo nuove
situazioni di sangue e di violenza, riscoprire il Rosario
significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui
che «è la nostra pace» avendo fatto «dei due un popolo
solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l’inimicizia» (Ef 2,14). Non si può quindi recitare
il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di
servizio alla pace, con una particolare attenzione alla terra
di Gesù, ancora così provata, e tanto cara al cuore
cristiano. Analoga urgenza di impegno e di preghiera emerge su
un altro versante critico del nostro tempo, quello della
famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da
forze disgregatrici a livello ideologico e pratico, che fanno
temere per il futuro di questa fondamentale e irrinunciabile
istituzione e, con essa, per le sorti dell’intera società (RVM
n. 6). In verità, la pace comincia prima con il Signore. Ciò
è possibile solo e realmente attraverso i
sacramenti, strumenti per riconciliarci con Dio e per l’aumento
della grazia in noi. Non è da meravigliarsi se il Papa
propone i Mysteria lucis, momenti significativi della
vita del Signore: 1) Il Battesimo del Signore al Giordano; 2)
la sua auto-rivelazione alle nozze di Cana; 3) l’annuncio
del Regno di Dio con l’invito alla conversione; 4) la sua
Trasfigurazione; e 5) l’istituzione dell‘Eucaristia,
espressione sacramentale del mistero pasquale. Il Vicario
di Cristo ritiene questi misteri luminosi come rivelazione
del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù (RVM
n. 21). Essi ravvivano nel cuore dei fedeli i valori
insondabili dei sacramenti, prolungamento delle azioni
salvifiche e redentrici di Cristo. E' proprio il Santo Rosario
che efficacemente e fruttuosamente ci dispone ai sacramenti.
Una maggior crescita della grazia in noi significa anche una
maggior diffusione della pace nella nostra famiglia, nella
società e in tutto il mondo. In questo momento, dunque, si avverte più
che mai la necessità di ascoltare l’esortazione del padre
Ruotolo: «Apriamo gli occhi perciò, ritorniamo a Dio e alla
Chiesa, facciamo penitenza, umiliamoci innanzi al Signore,
imploriamo misericordia, perché la salvezza sta solo nella
vera conversione al Signore, nel ritorno alla pietà, alla
preghiera, alla fede, alla sottomissione sincera e umile alla
Chiesa e al Papa. Bisogna finirla con la stupida miscredenza
e, diremo pure, con quegli atteggiamenti da superuomini, anche
fra le anime consacrate a Dio, che ci fanno rifiutare le
manifestazioni dell’amore divino; bisogna umiliarsi, vivere
di fede, vivere di soprannaturale, vivere di pietà, lo
ripetiamo, di pietà soda e liturgica, profonda e sincera, per
ritrovare le vie della prosperità e della pace». Ebbene, facciamo nostro il desiderio del
Romano Pontefice di affidare al Rosario l’itinerario di
crescita dei figli, di «pregare col Rosario per i figli, e
ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a
questo momento giornaliero di "sosta orante" della
famiglia». Ascoltiamo il Santo Padre che ci esorta
scrivendo: «Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera
così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di
essere riscoperta dalla comunità cristiana. Facciamolo
soprattutto in questo anno...» e la pace scenda su tutti
noi per l’intercessione dell’Immacolata, Regina della
Pace!
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I
grani
benedetti
Il reverendo padre Giovanni
Amat, dell’Ordine di san Domenico, predicando la
Quaresima in una parte del regno d’Aragona, si vide condotta
una ragazza posseduta dal demonio; dopo averla più volte
esorcizzata, ma invano, le mise il suo Rosario al collo e
immediatamente essa si mise a urlare e gridare in modo
spaventoso dicendo: «Levatemi, levatemi questi grani che mi
tormentano». Alla fine il Padre, per compassione della povera
ragazza, le levò il Rosario dal collo.
La notte seguente, mentre il reverendo
Padre era a letto a riposare, gli stessi demoni che
possedevano questa ragazza vennero da lui, tutti schiumanti di
rabbia, per impadronirsi della sua persona; ma tenendo
fortemente il Rosario in mano, nonostante gli sforzi che essi
fecero per portarglielo via, egli li flagellò mirabilmente
bene e li cacciò dicendo: «Santa Maria, nostra Signora del
Santo Rosario, aiutami!».
Allorché, l’indomani, si stava recando
in chiesa, egli incontrò quella povera ragazza ancora
posseduta; uno dei demoni che erano in lei si mise a dire
prendendolo in giro: «Ah fratello, se tu non avessi avuto il
tuo Rosario ti avremmo ben sistemato». Allora il reverendo
Padre gettò di nuovo il suo Rosario al collo della ragazza
dicendo: «Per i santissimi nomi di Gesù e di Maria sua Santa
Madre e per la virtù del Santissimo Rosario, io vi comando,
spiriti maligni, di uscire subito da questo corpo»;
immediatamente furono costretti ad ubbidire ed essa fu libera.
Questi racconti sottolineano quale sia la
forza del Santo Rosario per vincere ogni sorta di tentazioni
diaboliche ed ogni sorta di peccato, perché i grani benedetti
del Rosario li mettono in fuga.
(Tratto
da «Il segreto ammirabile del
Santo Rosario», di san Louis Marie Grignion
de Montfort, Edizioni Cantagalli
- Siena
1987, pp. 101-102)
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Il
Rosario quotidiano
di padre
Michele M. Iorio, FI
E'
salutare, oltre che doveroso, per ogni cristiano accogliere la
richiesta della Madonna, del Papa e dei Santi di recitare il
Rosario ogni giorno e anche più volte al giorno.
E'
desiderio del Sommo Pontefice Giovanni Paolo Il che la
preghiera del Rosario sia recitata da tutti ogni giorno, così
come quotidianamente si prende il nutrimento del pane e
dell'acqua, e come quotidianamente si vorrebbe ricorrere alla
mamma per il proprio conforto esistenziale. D’altra parte,
come si può notare, il Rosario è quasi fatto per essere
quotidiano; ha questa valenza, per così dire, nella sua
medesima costituzione. La stessa divisione dei misteri in
Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi, a cui adesso Giovanni Paolo II
ha aggiunto i misteri Luminosi, invita alla recita quotidiana,
essendo stati assegnati dei giorni specifici per ogni serie di
misteri: i Gaudiosi al lunedì e sabato, i Luminosi al
giovedì, i Dolorosi al martedì e venerdì, i Gloriosi al
mercoledì e domenica. Ogni
giorno si è abituati a fare ciò che è assolutamente
necessario a vivere o sopravvivere; se lo si trascurasse, si
rischierebbero l’agonia e la morte. Orbene, spiritualmente
parlando, nessuno può mettere in dubbio che la preghiera
rientri in queste necessità assolute. Ma è anche vero che il
Rosario è una formula di preghiera tanto facile, completa e
sicura che ometterla vorrebbe dire lasciare il certo per l’incerto.
Si peccherebbe di imprudenza e di temerarietà! Ecco perché i
veri cattolici dicono ogni giorno il Santo Rosario: è
diventato per essi come un bisogno del cuore. D’altronde, se
il Rosario viene recitato solo di tanto in tanto non sprigiona
tutta la sua efficacia trasformante e santificante. Ogni
giorno il cristiano ha bisogno di fare un po’ di preghiera
vocale, di preghiera mentale e di preghiera contemplativa;
ogni giorno ha bisogno di rivolgersi a Maria, di rimettersi
sui passi di Gesù. Ogni giorno ha il dovere di intercedere
per le necessità della Chiesa e del mondo intero. Tutto
questo e altro ancora lo può realizzare proprio attraverso la
recita quotidiana del Santo Rosario. Come una goccia d’acqua
che cade e ricade sempre allo stesso posto, anche su una
lastra di pietra, alla fine scava il buco, così il Rosario
giornaliero può scavare nel nostro cuore, anche se fosse di
roccia, il buco profondo dell’amore divino. A questo punto,
però, ancora non si è arrivati al massimo, poiché il Papa e
i Santi (specie il nostro Padre Pio da Pietrelcina) oserebbero
chiederci qualcosa in più: ossia recitare ogni giorno il
Rosario intero, (adesso formato da quattro corone con 20
misteri e 200 Ave Maria). O, addirittura, oserebbero chiedere
di recitarlo anche più volte al giorno, a seconda
delle disposizioni e delle circostanze, in una serie quasi
ininterrotta di Ave Maria. Allora veramente questa preghiera
diventerebbe una «catena dolce che ci rannoda a Dio» (come
dice il beato Bartolo Longo nella celebre Supplica), e ogni
Ave Maria e mistero e corona sarebbero un altro anello che
allunga e rafforza sempre più la stessa catena. Certo, se si
giungesse a questo traguardo (tutto il Rosario più volte al
giorno), allora la preghiera diventerebbe quasi continua, come
il battito del cuore o come il respiro, che non si fermano
mai. Con tutti i vantaggi facilmente immaginabili! Si
resterebbe sempre immersi in un’atmosfera soprannaturale e
si supplicherebbe giorno e notte il Padre Celeste che sa dare
cose buone ai suoi figli. Durante le 24 ore della giornata si
snocciolerebbero in sequenza i 20 principali misteri di Gesù
e di Maria, i misteri della nostra fede, i misteri della
nostra vita di qua e dell’eternità che ci aspetta. Sarebbe
come un attizzare spesso e volentieri il fuoco dell’amore,
affinché non solo non si spenga, ma divampi sempre di più.
In tal modo, nel Rosario si potrebbe trovare quasi tutto ciò
di cui l’anima ha bisogno. Non bisogna dimenticare che tale
ciclo quasi continuo di Rosari (a cui si vuole esortare sulla
base della Lettera del Papa) è facilitato dalla grande
adattabilità propria di questa preghiera. Molti (anche il
Papa) hanno la bella abitudine di portare, di giorno e di
notte, la corona attorcigliata al polso o alla mano, sia per
sentire quasi fisicamente il legame costante con la preghiera
e con la Vergine Madre, sia per avere subito a disposizione
quest’arma (come la chiamava Padre Pio) così preziosa nei
combattimenti spirituali. Forse costoro vogliono
inavvertitamente imitare la stessa Vergine Santa che a Lourdes
e in altre apparizioni (e così viene rappresentata in tante
statue) si fece vedere con la corona attorno alle mani. Altri
fedeli amano portare la corona appesa al collo a preferenza di
catenine, collane e gioielli - evidentemente per gli stessi
motivi di cui sopra. Ma per contare le Ave Maria
esistono anche delle «coroncine» di dieci Ave Maria, che si
infilano al dito o nel palmo della mano, particolarmente
adatte quando si guida o si lavora. Oppure, se le mani devono
essere completamente libere, qualcuno ha inventato lo
stratagemma di contare vocalmente così: una Ave Maria..., due
Ave Maria..., tre Ave Maria... Per concludere,
si possono paragonare i cinque misteri di cui è composta ogni
corona ai cinque sassi che il pastorello Davide mise nella
bisaccia per andare incontro al gigante Golia, da lui
atterrato e ucciso. Si è infatti tutti in lotta contro un
nemico ben più terribile. Non tralasciamo, dunque, di avere
sempre a portata di mano questi cinque misteri del Rosario per
prenderli e scagliarli contro satana fino a riportarne
completa vittoria.
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Il
cuore Immacolato e Padre Pio
Padre Pio
mise in pratica in maniera ammirabile il messaggio di Fatima,
divenendo uomo tutto preghiera e penitenza.
E'
noto l’amore e l’affetto con cui Padre Pio circondava la
Madonna che veniva da Lei contraccambiato con innumerevoli
estasi. Ma è forse meno conosciuto il fatto che, fra tutti i
titoli con cui la Vergine viene venerata, Padre Pio
prediligeva quello di «Nostra Signora di Fatima», al cui
Cuore Immacolato si rivolgeva costantemente. Ma vi è una
straordinaria assonanza di intenti che legava Padre Pio alla
Madonna di Fatima: lo «stimmatizzato del Gargano» ha vissuto
in modo radicale il messaggio di salvezza di Fatima che invita
alla preghiera, alla penitenza e alla conversione
per allontanare le anime dal peccato e avvicinarle alla
grazia di Dio. La Madonna, quando apparve ai tre pastorelli a
Fatima nel 1917 come Madonna del Rosario, chiese la preghiera,
in particolare la recita quotidiana del Santo Rosario, e
la penitenza per la conversione dei poveri peccatori e
per il trionfo del suo Cuore Immacolato. Padre Pio ha messo in
pratica e predicato agli altri questo messaggio e, per tutta
la sua vita, egli fece del Rosario la sua preghiera incessante
e instancabile, arrivando a recitare oltre cento corone
quotidiane. Ad una persona che gli chiese quanti Rosari
recitasse, Padre Pio così rispose: «Quando ho recitato le
mie centottanta corone, mi riposo». E quando questi gli
chiese come facesse a recitarne tante, Padre Pio replicò come
facesse lui a non recitarle. Egli recitava con fervore il
Rosario giorno e notte, da solo e in compagnia: era sempre con
la corona del Rosario in mano, perché la Madonna a Fatima lo
aveva ripetutamente chiesto ai tre pastorelli. Ella aveva
implorato di pregare, di recitare il Rosario ogni giorno per
le innumerevoli necessità del mondo, per la fine della
guerra, per la conversione soprattutto della Russia e per
qualunque necessità. Il segreto rivelato dalla Madonna di
Fatima per la soluzione dei grandi problemi mondiali, come dei
piccoli problemi quotidiani, è legato innanzitutto alla
fedele recita delle «Ave Maria» e non all’utilizzo di
altri mezzi. Solo il Santo Rosario è l’arma potente per
vincere ogni battaglia e per sbaragliare il nemico infernale.
E' la preghiera che fa tremare l’Inferno, come hanno
rivelato alcuni indemoniati durante gli esorcismi. Infiniti
sono gli esempi che Padre Pio ci ha lasciato sulla recita del
Rosario: «Se la Vergine Santa l’ha sempre caldamente
raccomandato dovunque è apparsa - disse un giorno -
non ti pare ci debba essere un motivo speciale?». Era
tale lo zelo che animava Padre Pio nella recita di questa
preghiera prediletta dalla Madonna che le ventiquattr' ore non
gli erano sufficienti, perché diceva con vivo desiderio: «Vorrei
che le giornate fossero di quarantotto ore per poter
raddoppiare i Rosari».
Padre
Pio realizzò nella sua vita - in modo eccelso e nelle sue
più diverse sfumature - oltre alla preghiera anche l’altra
raccomandazione che la Vergine di Fatima rivolse ai tre
pastorelli, quella di fare penitenza. Nell’apparizione del
13 maggio, la Madonna chiese infatti ai pastorelli, Lucia,
Francesco e Giacinta, un atto eroico: «Volete offrirvi al
Signore, pronti a fare sacrifici ed accettare volentieri tutte
le pene che Egli vorrà mandarvi in riparazione di tanti
peccati con cui si offende la divina Maestà, per ottenere la
conversione dei peccatori e in ammenda onorevole delle
bestemmie e di tutte le offese fatte all’Immacolato Cuore di
Maria?». Se pensiamo
alle sofferenze patite e accettate con amore da Padre Pio, se
consideriamo le sue stimmate, le persecuzioni, i sospetti, le
calunnie, le inquisizioni, le sue aspre penitenze offerte con
generosità per la conversione dei peccatori, che otteneva
soprattutto mediante la Confessione e la direzione spirituale,
ci rendiamo ben conto che Padre Pio ha imitato a perfezione la
Madonna nella virtù della sofferenza, ponendo in Lei tutte le
sue speranze. "Cerchiamo e sforziamoci di imitare
questa Madre, ma in modo speciale nella virtù del soffrire
- ebbe a dire Padre Pio -. Imitiamola ai pie della Croce,
addolorata nel contemplare il suo Figlio "moriente".
Del resto, o vogliamo o non vogliamo, la sofferenza è per
tutti [...]. La Madonna ci assisterà". Ma il vertice
del sacrificio e dell'immolazione, Padre Pio lo raggiunse
nella celebrazione della Santa Messa, in cui egli era vittima
insieme a Cristo in quanto sull'altare partecipava realmente
alla crocifissione di Gesù. Padre Pio svelava nella sua Santa
Messa, con i lineamenti dolorosi del suo volto, il mistero di
amore e di sacrificio dell'Uomo-Dio incarnatosi e morto per la
salvezza dell'umanità, versando il proprio sangue e le
proprie lacrime. Padre Pio
visse in pienezza il messaggio di salvezza di Fatima e la
Madonna lo volle ricompensare della sua generosità e
dedizione visitandolo il 6 agosto 1959 a San Giovanni Rotondo,
quand’egli era gravemente ammalato, in pericolo di vita.
Infatti nel 1959, la statua della Madonna pellegrina di Fatima
visitò per un misterioso fuori programma, oltre alle cento
città del nostro Paese allo scopo di preparare i fedeli alla
Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria fissata
per il 13 settembre di quell'anno, anche il convento di Padre
Pio. E lo stesso Padre Pio dirà: "Una grazia
particolare, non concessa a tutti, ma a pochissimi, ma questi
pochissimi siamo proprio noi i fortunati". E proprio
nel momento in cui la Madonna pellegrina di Fatima ripartiva
in elicottero, Padre Pio si rivolse a Lei con le lacrime agli
occhi, e profondamente commosso le chiese la grazia di poter
continuare, dopo quattro mesi di forzata inattività, a
dedicarsi alla salvezza delle anime con la Confessione e la
direzione spirituale. «Madonna mia, - le disse con
confidenza filiale - , ei entrata in Italia che già ero
molto ammalato; ora te ne vai e mi lasci così... ancora
ammalato». La Madonna di Fatima ascoltò ed esaudì le
ardenti preghiere del suo figlio prediletto e guarì Padre Pio
all’istante, miracolosamente, tanto che il giorno successivo
poteva ritornare a celebrare, come di consueto, la Santa
Messa. Il
valore della sofferenza Padre Pio l’aveva spiegato ai fedeli
nella novena in preparazione all’arrivo della Madonna
pellegrina: il migliore modo di accoglierla era l’amore, che
però, come aveva detto un’altra volta nel linguaggio nostro
sulla terra è sinonimo di «amaro». Quindi per bene
accogliere la Madonna - diceva Padre Pio - è necessario
soffrire e soffrire con amore per amore di questa Mamma.
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Racconti tratti
dal libro: "Il sorriso di Padre Pio"
"FIGLIO
MIO... "
Mia
madre mi portava dal Padre Pio sin da quando ero bambino, e mi
diceva sempre che, da quando mi aveva posto sotto la sua
protezione, ero stato aiutato miracolosamente in
almeno cinque o sei occasioni. La cosa non mi aveva mai
convinto. Ma un giorno, scendendo lungo
il viale dei Cappuccini di S. Giovanni Rotondo per recarmi a
prendere l’autobus per Foggia, una macchina mi prese in
pieno, alle spalle, e mi buttò in aria. Volando sul tetto
della macchina, mi resi conto di quanto stava accadendo quando
vidi capovolta la Madonnina posta sulla chiesa nuova. Riuscii
solo a gridare: "Madonnina
mia aiutami!" Mi accompagnarono
all’ospedale "Casa Sollievo" e dai primi
accertamenti risultò che tutto stava a posto; ma non riuscivo
a spiegarmi tutto quel sangue sulla camicia sbrindellata che
mia madre conserva tra le sue cose care. Senza badare a quanti
mi dicevano di ricoverarmi per ulteriori accertamenti, mi
avviai di corsa verso il convento. Non so come ebbi a trovare
le porte aperte: Mi buttai in ginocchio dinanzi al Padre che
stava in preghiera nel coro e: "Grazie,
Padre, grazie!" gli dissi piangendo. "Non
ringraziare me — rispose —, ringrazia la Madonna: è stata
Lei..... E subito dopo, con gli occhi
pieni di un sorriso e di un amore immenso: Figlio
mio, non ti posso lasciare un minuto solo....."
Avv.
Elio Leonardi - Roma
"...E
POI?"
Mia moglie
attende il suo turno di confessione. Atterrita dal vocione
del Padre che accompagna 1’accusa dei penitenti con il
ben noto "...e poi?", prega mentalmente perché
non le si rivolga con quel tono. Giunto
il suo turno si inginocchia tremando, ma il Padre le parla
con tanta dolcezza, sottovoce; solo alla fine azzarda un
appena sussurrato "... e poi?". A
sera, rientrando dopo la benedizione, il Padre mi vede nel
salone, si ferma e: "
Dimmi un po’..., ma tua moglie cosa temeva oggi, che la
mangiassi? ".
dott.
Remo Vincenti - Alviano (Terni)
|
CALVO
Mi
cadevano inesorabilmente i capelli e sinceramente mi
dispiaceva rimanere prima o dopo calvo. Mi
ero rivolto a Padre Pio per cose di minore importanza, e
quella volta non esitai a chiedergli: "Padre
fate che non mi cadono i capelli". Il
Padre scendeva in quel momento i due o tre gradini del
matroneo ed io ero sul pianerottolo, in cima alle scale.
Era raccolto come di consueto e un po’ dolorante per lo
sforzo di scendere. Lo
guardavo, aspettando la risposta tutto compunto e ansioso.
Quando mi fu
vicino cambiò sembiante; con una occhiata espressiva e
ammiccando a qualcuno, alle mie spalle, disse sorridendo:
"Raccomandati
a lui!" Mi
voltai. Dietro
a me c’era un Sacerdote completamente calvo, con una
testa così lucida che sembrava uno specchio. Ci
mettemmo tutti a ridere. E mentre il Padre si allontanava
esclamai: "me l’ha fatta!" Ma rimasi più
contento di quella battuta che se mi fosse spuntato
all’improvviso un ciuffo di capelli.
D.
Giuseppe De Sanctis - Amelia (Temi)
|
"LO
CREDONO LORO..."
Sono
celebri gli scatti, le risposte burbere e quasi sgarbate
del Padre; immediatamente, dopo lo scatto, tornava calmo,
sereno, come se nulla fosse accaduto.
Una
volta, in cima alle scale del vecchio convento il Padre fu
fermato da un uomo che, con bellissime parole, cercava di
sollecitare la sua santità (?) a concedergli
quanto egli chiedeva. A questa inopportuna insistenza il
Padre montò su tutte le furie e riprese in modo quasi
violento quel devoto troppo audace. Subito
dopo ci inoltrammo nel corridoio e chiudemmo la porta.
Rimasti soli, mentre lo tenevo sotto braccio, gli dissi:
"Padre, s’è inquietato abbastanza questa
mattina!". E lui prontissimo e calmissimo: "Chi?
io?" e aggiunse: "Se
lo credono, loro!..."
P.
Eusebio da Castelpetroso - "La Casa Sollievo della
Sofferenza"
|
"AL
CIEL..."
Al
Padre piaceva sentirmi cantare. Una sera, dopo la
funzione, intonai Andrò a vederla un dì... e, giunto al
ritornello: "al ciel, al ciel, al ciel.. "
venne fuori una piccola stecca, non notata dai
più. Quando andammo
parlare nella saletta, il Padre, guardandomi, con
espessione arguta disse: "Il
nostro Carletto quando si tratta di andare al cielo, fa
qualche sforzo.."
da Carlo Campanini
- f. Pio
|
"BEH,
M’E’ USCITO..."
Era
morto da poco Papa Giovanni, e i cardinali erano riuniti
in Conclaire per l’elezione del successore. Io
ero ansioso di sapere in anticipo chi sarebbe stato
l’eletto, e pertanto tormentavo continuamente il
Padre. Un giorno, nell’uscire dal refettorio, gli rifeci
la stessa domanda alla presenza di un altro confratello.
Allora il
Padre, con estrema sicurezza, esclamò: "Ma
sarà Montini!" ed aggiunse: "Beh,
m’è uscito, mo..."
P. Eusebio da
Castelpetroso - "La
Casa Sollievo della Sofferenza"
|
"MEDICI
E MEDICINE"
Intervento
riuscito.
Fui
invitato da uno dei professori ad andare ad assistere ad
un’operazione chirurgica. Accettai: si trattava di una
banale appendicite. L’intervento, cominciato benissimo,
si complicò; il dottore era molto preoccupato. Nel
mio interno Cominciai ad invocare il Padre, perché fosse
intervenuto lui: niente! La mia invocazione divenne,
allora, insistente e quasi risentita. Immediatamente
dopo vidi che il dottore tirò un sospiro di sollievo:
l’operazione era riuscita. Mi
affrettai a tornare in convento dove il Padre mi
aspettava. Quando gli fui vicino gli dissi: "Grazie
Padre". E
lui, guardandomi in faccia e sorridendo: "Per
forza: mi hai stonato!"
P.Eusebio
da Castelpetroso - "La Casa Sollievo della
Sofferenza"
|
"Il
consulto"
E’
meglio un topo tra due gatti che un malato tra due medici.
udita dal prof.
Bruno Pavone |
"Va
bene, dottore?"
Accompagnato
dal dott. Sanguinetti riuscii ad avvicinare Padre Pio
nella sua cella. Una brevissima Presentazione
e:"Svizzero, tu hai portato il farmaco che abbisogna
a padre Agostino, il vecchio padre Guardiano che sta
male!" Mi
sentii rabbrividire. Il medico mi aveva ordinato, pochi
giorni prima della mia partenza per S. Giovanni Rotondo,
della Terramicina da 250 mmg., allora difficile a trovarsi
e costosissima. I miei parenti me l’avevano procurata,
ma non volli prenderla proponendomi di regalarla alla
Clinica di Padre Pio. Non avevo parlato a nessuno del
farmaco. Il
dott. Sanguinetti mi disse: "Avrei bisogno della
terramicina di dose forte, la 250 mmg". Il Padre,
prendendo dalla mia mano il tubetto, lo porse a
Sanguinetti, dicendo in tono quasi canzonatorio: "Va
bene, dottore?". Il medico annuì: pur essendo
abituato ai metodi del Padre, questa volta pure lui era
rimasto colpito. Si alzò, chiese venia, e si recò al
capezzale di P. Agostino. Tornato, si rivolse a me: "P.
Agostino la ringrazia". Immediatamente il Padre
rimbeccò, tra il faceto e il burlesco: "Ma guarda
cosa devo sentire, ma come... ma sono io che ho fatto
portare dalla Svizzera quel farmaco; padre Agostino
ringrazi me!". Poi con un largo sorriso, continuò
nella sua amichevole chiacchierata.
Gilio Von Riva - "La
Casa Sollievo della Sofferenza" |
"Il
miracolo"
Mentre si
conversava con lui giunse un giovane che gli prese la
mano, gliela baciò, e disse: "Grazie Padre, per
quello che avete fatto per me. E' stato un miracolo...".
Il viso del Padre si illuminò del solito bonario sorriso
e con tono faceto mentre gli faceva segno di alzarsi,
disse: "Tu sei come quella mamma che aveva il
figliuolo con gli occhi malati. Lo sottopose alle cure di
un giovane oculista, il quale con grande impegno riuscì a
guarirlo. Il medico si aspettava il compenso e la
gratitudine, ma quella donna non si faceva più vedere.
Gli si presenta un bel giorno con una busta come quella
che una volta si usava in chiesa per la questua. Il
professionista non capiva. La donna si accorse
dell'imbarazzo del medico e disse: "Dottore, sono
venuta per raccogliere l'offerta a S. Antonio... Il
miracolo è passato per le vostre mani...".
Ridemmo tutti di cuore, e Padre Pio con noi. Ma il
giovane, dopo una breve pausa, riconfermò: "Ma a
me voi avete fatto veramente il miracolo...". E
il Padre: "Figlio mio, i miracoli sono solo opera
di nostro Signore!".
Francesco
Cortellessa - "L'
amico del Terziario" |
"Nemmeno
io"
Mi
sentivo molto male e avevo l'impressione che le medicine
mi facessero più male che bene. Andai a trovare il Padre,
ma non riuscivo a parlargli; potetti solo vederlo passare
per la sacrestia vecchia, mentre rientrava dalle
confessioni. Non sapendo come fare, gli gridai tra il
brusio generale: "Padre, le medicine non le prendo
più!". Lui continuava a camminare, come se non
mi avesse udita. Dopo qualche passo si fermò, si girò
verso di me e, con una espressione tra il terrorizzato e
il sorridente, rispose: "Nemmeno io, nemmeno io...".
Da allora non prendo più medicine.
Maria Pompa -
"L'
aquila" |
"..se
le facesse lui!"
Nel
1939 ero dolorante per un fastidioso male al ginocchio
sinistro, che era gonfio come un pallone. Il medico mi
aveva ordinato una lunga cura, ma, prima di iniziarla,
decisi improvvisamente di andare da Padre Pio di cui avevo
sentito parlare. Mi
confessai da lui, gli raccontai della mia vita, del mio
male e dell’ispirazione che avevo avuto ad andare da lui
prima di iniziare la cura. Lo
stesso giorno, prima di ripartire, mi accorsi
improvvisamente che il ginocchio si era sgonfiato, e non
mi dava più fastidio. Pieno di gioia corsi dal Padre,
nella sacrestia vecchia, per ringraziarlo: "Non
ringraziare me, ma il Signore. E quelle iniezioni -
aggiunse sorridendo - dì al medico che se le facesse
-lui.."
Goffredo Gentile -
Giulianova (TE)
|
LA
MADONNA.
"Eh,
a’ voglia ..."
Un’altra
sera, stavamo soli nella celletta, lui ed io. Sotto la sua
finestra della gente cantava una canzoncina alla Madonna,
il cui ritornello diceva: "Bella tu sei qual sole,
bianca come la luna..." A
queste parole il Padre ebbe uno scatto: "Eh,
se fosse così, rinunzierei ad andare in Paradiso!"
Io, colpito
da quella affermazione, replicai: "Ma
Padre, che c’è di più bello del sole e della luna?"
E lui, con
un gesto di commiserazione per me, soggiunse in dialetto.
"Eh,
a’ voglia!" La
sua risposta fu un lungo sorriso di cielo, più eloquente
di qualsiasi parola.
P. Eusebio da
Castelpetroso - "La Casa Sollievo della
Sofferenza"
|
"Tu
non l’hai vista?"
Quando
si trovava nel convento di Sant’Anna, a Foggia, Padre
Pio, andava ogni mattina a Visitare la prodigiosa immagine
della Madonna dei Sette Veli, al Duomo. Una volta si
accompagnò a lui P. Agostino, al quale, avendolo visto
quasi estatico nella preghiera, venne spontaneo
chiedergli: "Ma
che, hai visto la Madonna?" "Perché
- ribatté il giovane Padre con una ingenuità
sconcertante - tu non l’hai vista?"
udita
da P. Mariano da S. Croce di Magliano
|
"Il
processo alla Madonna"
Padre
Pio si era ammalato quando la Madonna di Fatima aveva
iniziato il suo pellegrinaggio d’amore in Italia. Quando
Ella, prima di riprendere il volo per il Portogallo, fece
nell’elicottero tre giri sul con vento, Padre Pio, che
si era fatto accompagnare febbricitante alla finestra, lo
salutò dicendo: "...come,
...te ne vai e mi lasci così?". Sentì
allora un forte fremito, cominciò a star meglio e dopo
qualche giorno tornò a celebrare. Ogni
volta che iniziava il racconto di quel delicato episodio
per la commozione scoppiava in singhiozzi e versava
lacrime di dolcissima riconoscenza alla Madonna buona che
gli aveva lasciato quel concreto segno di amore. Gli
riferirono che in ambienti qualificati, anche
ecclesiastici, si smentiva il miracolo. Dapprima restò
stupito e amareggiato, e poi: "Non
ci vogliono credere, al miracolo? E che facciano il
processo alla Madonna..."
udita
da P. Mariano da S. Croce di Magliano
|
"Il
testamento"
Negli
ultimi tempi gli fu chiesto: "Padre,
cosa ci lascia in dono?" "Vi
lascio la Madonna: amatela e fatela amare. E recitate il
Rosario, recitatene più che potete".
"La
Casa Sollievo della Sofferenza"
|
"Buon
viaggio, padre..."
Un
amico di Roma, degnissimo di fede, mi assicurava di aver
visto il Padre a casa sua, in un momento di estrema
amarezza. Per averne conferma da Padre Pio stesso, una
sera, a bruciapelo, gli chiese: "Padre,
lei conosce la casa di quel suo figlio spirituale di Roma?"
"Io?
e come è possibile, se non esco dal convento da tanti
anni? A Roma, poi, ci manco da quando accompagnai mia
sorella a farsi monaca" Ed
io: "Padre,
eppure quel tizio insiste che lei è stato a casa sua: lui
l’ha visto". A
questo punto, il Padre non poté più eludere la mia
domanda e si vide costretto a rispondere a quello che io
chiedevo: "Oh,
ma questa - disse - è un’altra faccenda: quando
avvengono queste cose (alludeva chiaramente alla
bilocazione), il Signore permette che si veda solo la
persona interessata e quanto la riguarda in quel momento:
non il resto! Diversamente, quanti miracoli dovrebbe fare
il Signore?". Da allora, la
sera, nel metterlo a letto, gli dicevo: "Buon
viaggio, Padre!". E lui sorridendo tranquillo: "Grazie!".
P. Eusebio da
Castelpetroso "La Casa Sollievo della
Sofferenza"
|
"L’aereo
personale"
Era
la festa della Madonna della Libera. Egli chiese:
"Padre, quando ce la facciamo una
camminata a Pietrelcina?". "Ma
io ritorno proprio in questo momento..". "E
già, Padre, voi avete l’aereo personale...".
udita
da P. Mariano da S. Croce di Magliano
|
"Uno,
due, tre"
Avevo
deciso di smettere di fumare e di offrire questo piccolo
sacrificio al Padre. Cominciando dal primo giorno, ogni
sera, col pacchetto di sigarette intatto in mano, mi
fermavo dinanzi alla sua immagine e gli dicevo:"Padre,
è uno!..."; al secondo giorno: "Padre,
sono due!...". Dopo
quasi tre mesi - tutte le sere la stessa cerimonia - andai
a trovarlo: "Padre
- gli gridai appena lo vidi - sono 81 giorni!".
"Ma
se me li hai fatti contare tutte le sere!..", mi
rispose sorridendo.
dott. Remo Vincenti
- Alviano (Terni)
|
"La
benedizione grande"
Attendevo
da tre settimane per la confessione. Ormai avevo deciso di
partire nel pomeriggio con l’ultimo diretto. Mi
dispiaceva partire, ma gli impegni di famiglia mi
obbligavano. Mentre stavo in albergo, mi ricordai che alle
tredici circa il Padre dava la benedizione alla gente
radunata sul prato sotto la sua cella. Corsi verso il
convento, ma giunto all’altezza della XIII stazione
della Via Crucis, incontrai gente che, a gruppetti, se ne
ritornava, segno che il Padre aveva già dato la
benedizione e si era ritirato. Ne provai dolore, ma
coraggiosamente ripresi la corsa e in cuor mio dicevo:
"Io
voglio una benedizione grande, grande, tutta per me.
Padre, la voglio!". Arrivai
nel prato, dove una ventina di donne sta vano terminando
il Rosario. Mi confermarono che era inutile aspettare,
perché il Padre si era ritirato da parecchio tempo, ma io
continuavo a dire dentro di me, forse l’avrò detto
anche ad alta voce: "Padre
devo partire datemi un saluto grande, grande, tutto per
me, poiché queste altre persone le avete già benedette".
Rimasi in
attesa forse una decina di minuti, quando all’improvviso
la finestra della cella del caro Padre si apre e lui si
affaccia benedicendo prima e poi sventolando un... lenzuolo.
Tutti i presenti si misero a ridere e una donna disse
persino: "Guardate,
il Padre è diventato matto". Ma
io che sapevo di averlo tanto pregato per un saluto
grande, grande, solo per me, ero tutta in lacrime per la
commozione: un saluto più grande di così!
Teresita
de Vecchi - Arongo (Svizzera) |
"Stimmate"
Il
prof. Bignami di Roma si sforzò di spiegare
scientificamente l’origine e, malgrado l’ottima
impressione che ebbe del frate e la convinzione del suo
perfetto equilibrio mentale, volle, in omaggio alla
scienza, applicare alle ferite un preparato che avrebbe
dovuto rimarginarle rapidamente; e vi appose un sigillo
per impedire qualsiasi manomissione. Ma tolto il sigillo
vide che le ferite erano rimaste inalterate e continuavano
a stillare sangue fresco e profumato come prima. Non
riusciva a convincersi della inspiegabilità del fenomeno,
e una volta ebbe a chiedergli: "Padre,
Padre, perché queste lesioni le sono venute qui (e
additava mani e piedi) e non in altre parti del corpo?"
"Dica
piuttosto lei, che è un uomo di scienza - ribatté il
cappuccino - perché avrebbero dovuto venire in altro
luogo e non qui?"
Piera
Delfina Sessa - "Padre Pio", Fides, Genova,
1956.
Quando,
anni fa, un prelato molto compito e molto mondano gli
chiese, in ginocchio, se le stigmate lo facevano
"davvero" soffrire, mettendo nella domanda una
punta di malizia, lui rispose: "E
che vuoi, tu? Credi forse che Nostro Signore certe cose le
mandi pe’ giocacce a palletta?".
Silvio
Bertoldi - "Oggi", Milano, n. 40, 1968
Ad
un altro che gli rivolgeva la stessa domanda:
"No,
non mi fanno soffrire. Il Signore me le ha date per
decorazione".
Io,
una volta, ho avuto la sfacciataggine di domandare a Padre
Pio: "Ma
Padre, san Francesco quando ha avuto le stimmate, e tutti
quei santi che sono stati stimmatizzati, hanno sentito il
dolore della crocifissione proprio in quel momento che
sono stati forati i piedi, mani e costato?"
"E sì
che l’hanno sentito!" ha detto lui. "Ma
poi, dopo finito, non hanno sentito più niente?"
"E si,
perché il Signore ce le dona per guarnizione! - Quanto
sei sciocco. E’ una continua passione, una continua
sofferenza."
Pietro Cugino,
"Pietruccio" - La Casa Sollievo della Sofferenza
Gli
riferirono che un celebre professore di Firenze sosteneva
la tesi che le stigmate gli erano venute per
autosuggestione, per il continuo meditare sulla Passione
di Cristo e per il desiderio di immedesimarsi in
lui. "Dite
a costui che pensasse intensamente di essere un bue -
rispose il Padre - e vedremo se gli spunteranno le
corna..."
da Carlo Campanini
- f. Pio
|
"Gratitudine"
Ero
andata a S. Giovanni per confessarmi e per ringraziare il
Padre di una grande grazia ricevuta. Dopo
la confessione, lo ringraziai; ma lui non mi rispose. Lo
ringraziai ancora, e, poiché non dava segni di risposta,
non insistetti, pensando che fosse un pò sordo. Mi
allontanai dal confessionale con l’amarezza di non
avergli potuto manifestare la mia riconoscenza. Andai ad
attendere in portineria, insieme ad altre donne, il
passaggio del Padre che, attraverso la sacrestia vecchia,
rientrava in convento. Quando mi passò vicino, riuscii a
prendergli la mano e a stringerla forte senza riuscire a
dire nulla per l’emozione. Sorridendomi
ritirò la mano e: "Piano,
che mi fai male... di buono io ho soltanto le orecchie!"
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"Vigliacco!"
Uno
dei suoi figli spirituali, residente a Roma, passando
davanti ad una chiesa, ebbe vergogna di togliersi il
cappello secondo la sua abitudine, perché era in
compagnia di altre persone. Subito sussultò. Una voce ben
conosciuta gli gridò all’orecchio: "Vigliacco!"
Come un cane frustato egli s’affrettò a prendere il
treno per S. Giovanni Rotondo. Padre Pio appena lo vide
aggrottò le ciglia. "Attenzione, gli disse:
questa volta hai avuto solo una sgridata; la prossima
avrai un grosso scapaccione!"
M. Winoska "Il
vero volto di Padre Pio" |
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